Shiva Baby, la recensione
Tutto giocato in interno con le armi del cinema e il lavoro sullo sguardo, Shiva Baby è l'esordio migliore degli ultimi due anni
Negli ultimi due anni non c’è stato esordio più esordio di Shiva Baby. Emma Seligman mette in piedi un tour de force di ritmo e sceneggiatura con pochissimi mezzi elementari e una capacità da maestro navigato di gestire tempi e spazi. Tutti i limiti di Shiva Baby vengono ribaltati per diventare punti di forza o sono aggirati con tecniche di racconto e capacità di messa in scena. Intere sequenze che potevano essere complicate vengono ridotte all’essenziale e risolte con uno sguardo, uno stacco di montaggio giusto o anche solo la composizione di un’inquadratura. In questo film pieno zeppo di parole, è la regia a parlare più di tutti.
La protagonista, lo vediamo nella prima scena, ha un amante più grande di lei che un po’ la mantiene un po’ le fa dei regali. Uno sugar daddy, nel gergo americano, di cui lei è la sugar baby. Allo shiva a sorpresa arriva anche lui, poiché amico del padre, con moglie e figlio appena nato. Le solite pressioni sulla protagonista che sta finendo l’università, non ha grandi prospettive di lavoro, non ha una storia sentimentale stabile e viene riempita di frecciatine da una sua ex anch’essa presente allo shiva (e di cui non ha mai detto nulla a nessuno essendo una relazione omosessuale), cresce lungo tutto il film.
Come nei film migliori è tutta una questione di sguardo, in questo caso quello degli altri su una postadolescente interpretata con sciatta disperazione da Rachel Sennott. Una eccezionale Polly Draper nei panni della madre è in questo perfetta. I mutamenti del modo in cui guarda, si rivolge e si relaziona con la figlia lungo gli eventi, sono la maniera attraverso la quale noi comprendiamo gli stadi che attraversa, i rapporti che stringe con i parenti e soprattutto le spinte e costrizioni cui è sottoposta. Lo sguardo degli altri è la narrazione in sé, il suo andamento e la sua forza, messo in coppia alla grande con la colonna audio che tra sound design e colonna sonora lavora sul ritmo.