Shining Girls, la recensione

Shining Girls diluisce una brillante idea di base in una stagione troppo lunga, dando vita a un prodotto raffinato ma discontinuo

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La recensione di Shining Girls, la serie prodotta per Apple TV+ disponibile dal 29 aprile 2022

Chiunque abbia osservato con un minimo d'attenzione l'evolversi del mondo dell'audiovisivo negli ultimi anni avrà notato, con piacere o preoccupazione, l'ascesa al potere dei prodotti seriali, fino a qualche anno fa considerati - salvo rare eccezioni - figli cadetti del Gran Padre Cinema. Il fenomeno non è, di per sé, negativo; ha infatti consentito la trasposizione di storie che, nella concisa finestra della durata di un film, non avrebbero avuto avuto il necessario ossigeno per fiorire.

C'è però un risvolto meno vantaggioso, almeno da un punto di vista strettamente artistico; ci troviamo sempre più spesso di fronte a opere la cui pur ottima composizione di base viene diluita in virtù della ripartizione seriale. Ecco quindi quel che avrebbe potuto essere un ottimo film tramutarsi inesorabilmente in una stagione dal ritmo altalenante. Superfluo ribadire che, ahinoi, ciò che si guadagna in estensione talvolta si perde in profondità.

È proprio questo il problema principale di Shining Girls, thriller soprannaturale targato Apple TV+ che vanta un cast che, già di per sé, fa guadagnare alla serie il diritto di un'occhiata. Nel ruolo della tormentata protagonista Kirby troviamo Elisabeth Moss, smessi i panni della vessata paladina di The Handmaid's Tale e calata nel ruolo di una giovane sopravvissuta al feroce attacco di un serial killer.

Burro spalmato su troppo pane

Le parole di Bilbo Baggins in La Compagnia dell'Anello ben descrivono ciò che si prova guardando Shining Girls: "Mi sento sottile, quasi stiracchiato, come il burro spalmato su troppo pane." Non siamo dinnanzi a un prodotto sciatto o privo di forza drammatica, anzi; la parabola di Kirby mescola con sapienza gli stilemi del thriller tradizionale a quelli del racconto paranormale, intrecciando le linee temporale per generare, nello spettatore, una confusione che è perfetta eco di quella della protagonista.

L'attenzione del pubblico esce però fiaccata dall'inutile stiracchiamento della trama lungo gli otto episodi della stagione. Sebbene, da un certo punto in avanti, il déjà-vu divenga un elemento fondante della serie, la sensazione di reiterazione delle medesime dinamiche rallenta un andamento altrimenti incalzante. Ne deriva un'alternanza di ritmo che fa affacciare, di tanto in tanto, lo spettro della noia. Un vero peccato, in considerazione della pregevole fattura di Shining Girls.

Shining Girls

Una potente metafora

Al di là dell'intreccio investigativo, che procede in parallelo con la scoperta del passato del serial killer cui Kirby e il reporter Dan Velazquez (Wagner Moura) danno la caccia, la linfa vitale della serie risiede nell'efficace metafora di cosa significhi sopravvivere a un'aggressione. Sfruttando una frammentazione soprannaturale del presente della protagonista, Shining Girls ci offre uno spaccato di dolore e impossibilità di tornare alla realtà.

Kirby non riconosce più gli elementi su cui prima fondava la propria esistenza; prescindendo dalla spiegazione che la serie darà infine di questo fenomeno, osserviamo qui una sapiente messinscena dell'alienazione figlia di un trauma. Veicolato dalle sensibili corde interpretative di Moss, il dramma interiore di Kirby diviene motore della storia, prevalendo persino sulla necessità di catturare il feroce assassino. Una marcia in più che salva la serie dal sopracitato fantasma del tedio, assicurandole tensione emotiva fino all'ultima scena

Intermittenza

Optando per una dilatazione narrativa non sempre felice, Shining Girls garantisce però al suo pubblico una straordinaria gemmazione di particolari. Gli oggetti assurgono al ruolo di segnalibri visivi, comparendo e scomparendo all'interno di scene cronologicamente distanti. Stratagemmi utili per tenere le fila di un racconto complesso, che arriva persino a toccare la teoria del multiverso. Alte, altissime ambizioni, non sempre concretizzate.

Seppur ricca di elementi splendidamente coreografati e sorretta dalle performance vibranti del suo cast, Shining Girls anela inutilmente all'eccellenza, ammiccando al miglior cinema fincheriano senza il coraggio della sintesi. A dispetto del titolo, ci troviamo di fronte a un prodotto la cui brillantezza è dispersa tra i flutti di un lago troppo ampio. Smarrita la possibilità di un bagliore costante, restiamo comunque affascinati dai suoi sporadici, intermittenti lampi di luce.

Potete rimanere aggiornati sulla serie grazie ai contenuti pubblicati nella nostra scheda.

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