Shin Mazinger Zero 1, la recensione

Shin Mazinger Zero è tutt'altra cosa anche rispetto all'originale del 1972; propone un soggetto intrigante e insolito, indirizzato a un pubblico adulto

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Prosegue l'encomiabile progetto J-POP di pubblicare o ripubblicare in Italia tutto il meglio della produzione del maestro Go Nagai, nonché i restyling e le rivisitazioni dei suoi classici. Come questo Shin Mazinger Zero, scritto da Yoshiaki Tabata e disegnato Yuki Yogo, apprezzato team creativo di Akumetsu e Wolf Guy.

Il manga, composto da nove tankobon e finora inedito nel nostro paese, uscì in Giappone nel 2009, nello stesso anno della serie anime Mazinger Edition Z: The Impact! (Shin Mazinger Shougeki! Z-Hen), di Yasuhiro Imagawa, anche se si tratta di una storia completamente slegata e indipendente. Il fumetto di Tabata e Yogo è tutt'altra cosa anche rispetto all'originale del 1972; propone un soggetto intrigante e insolito ed è indirizzato decisamente a un pubblico adulto. Ogni elemento dell'opera di Nagai è come amplificato, l'impeto dei combattimenti, il realismo delle immagini cruente e l'allusione priva di veli delle scene sessuali, talvolta raccapriccianti. La maturità emerge anche e soprattutto dalla storia, fondata su di un bivio esistenziale per Koji Kabuto e il suo Mazinga, che deve decidere se diventare insieme al suo potente robot, un dio salvatore dell'umanità o un demone suo carnefice. Il prologo lascia pochi dubbi al lettore, mostra un mondo desolato e devastato dove Koji rappresenta l'ultimo essere umano sopravvissuto. Non è la fine però, ma solo l'inizio. Un'enigmatica Minerva X, una sorta di divinità cibernetica in grado di viaggiare nel tempo e tra le dimensioni, offre al ragazzo un'altra possibilità, riavvolgendo il nastro degli eventi. Tabata realizza un racconto cupo e complesso, ma offre una via di redenzione al protagonista che sembra imprigionato in una trasposizione del concetto induista del samsara, il ciclo delle eterne rinascite, che si spezzerà forse, quando finalmente verrà intrapreso il giusto percorso, abbandonando il “lato oscuro della forza”.

Questo primo volume della serie ha contenuti intensi, coinvolgenti, espressi attraverso una sceneggiatura dai ritmi serrati e sorretta dalle straordinarie tavole di Yogo che ne catturano tutta la potenza. Mazinga Z è tornato nel modo più imprevedibile e seducente che si potesse immaginare.

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