SHIELD: Architetti dell'infinito, la recensione
Abbiamo recensito per voi SHIELD: Architetti dell'infinito, di Jonathan Hickman e Dustin Weaver
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Sei anni. Questo è il lasso di tempo intercorso tra la pubblicazione del quarto numero della seconda miniserie di SHIELD e l’uscita dei due albi finali. Sei anni di intensa attesa, durante i quali si sono susseguite speculazioni e congetture attorno alla conclusione dell’imponente progetto firmato da Jonathan Hickman e Dustin Weaver. A pochi mesi dalla pubblicazione negli Stati Uniti, Panini Comics ha raccolto in un unico volume intitolato Architetti dell’infinito l’intero ciclo di storie dedicato alle origini dell'organizzazione spionistica della Marvel.
Sin dall’epoca babilonese, infatti, la Confraternita dello Scudo ha rappresentato l’estremo baluardo contro tutte le minacce note e ignote. Negli ultimi secoli, però, una lotta interna all’Alto Consiglio ne sta minando le fondamenta: le avverse teorie di Isaac Newton e di Leonardo da Vinci stanno creando una frattura insanabile tra le strade della Città Immortale, che potrebbe decretare la morte dello S.H.I.E.L.D. stesso. Lungo il percorso si sono aggiunti altri importanti esponenti di spicco del mondo della Fisica e dell’Arte, in un’affascinante e incredibile avventura che coniuga magistralmente sci-fi, magia e scienza.
In quest’occasione, lo sceneggiatore statunitense non si limita semplicemente a creare un background solido per la nota agenzia spionistica creata da Stan Lee e Jack Kirby ma scomoda illustri personaggi della Storia per conferire un’aura mistica al tutto. Come avrebbe dimostrato poi nella concezione del megaevento Secret Wars – la cui costruzione prende il via nelle sue run di Fantastic Four, Secret Warriors, Avengers e New Avengers – o, nel più recente Black Monday della Image Comics, Hickman è sublime nel portare avanti più filoni narrativi e intrecciarli progressivamente fino a raggiungere la risoluzione; solo a quel punto il lettore può osservare estasiato il quadro d’insieme. Giunti alla fine di SHIELD, ogni dialogo, vignetta o elemento narrativo appare come un tassello fondamentale di un mosaico perfetto che offre fondamenta importanti per lo sviluppo dell’Universo Marvel. Con una profondità densa di rimandi alla Filosofia, alla Storia e alle scienze, la lettura scorre intensa, alternando profonde riflessioni a scontri tra le pieghe dello spazio-tempo. Ma il risultato finale sarebbe nullo senza l’apporto di Weaver al tavolo da disegno: la costruzione della tavola si piega alle folli esigenze narrative per assecondare le visionarie intuizioni di Hickman.
Nei capitoli inediti della vicenda, non possiamo non apprezzare come il disegnatore californiano abbia affinato il suo storytelling e le sue capacità espressive: è affascinante la sequenza in cui Weaver porta avanti ben tre differenti realtà, sviluppando in orizzontale la lettura e sovrapponendo le tre strisce. L’affiatamento con lo scrittore è palese ed emerge lampante in questo volume che libera le enormi potenzialità dell’artista e, più in generale, del medium Fumetto.
Una volta chiuso Architetti dell’infinito, realizziamo che l’attesa è stata ampiamente ripagata da un finale che vi lascerà letteralmente a la bocca aperta per l'enorme portata delle conseguenze della vicenda e la maniera con la quale una saga così articolata si innesta su un tessuto narrativo già codificato.