Sherlock: il commento alla prima stagione

Ecco il nostro commento alla prima stagione di Sherlock, che è appena stata mandata in onda in Italia. Mentre in UK è in onda la seconda...

Critico e giornalista cinematografico


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E’ andata in onda ieri sera su Italia Uno la terza ed ultima puntata di Sherlock, la miniserie della BBC che rivisita le storie di Sherlock Holmes in maniera diametralmente opposta a quanto fatto da Guy Ritchie nei recenti lungometraggi. Invece che tenere ferma l’ambientazione per modernizzare tutte le componenti di messa in scena (dialoghi, fotografia, costumi, montaggio...), la scelta del duo Steve Moffatt e Mark Gatiss (già responsabili di un’altra mini serie simile per idea e forma: Jekyll) è di modernizzare lo scenario e mantenersi estremamente fedeli alle storie, ai personaggi e alle relazioni tra loro.

Ogni episodio è la traduzione contemporanea di un racconto originale e, a partire dal titolo, c’è un lavoro di riscrittura sulla partitura originale che è un gioiello di sapienza, conversione ai costumi contemporanei e citazionismo interno alla mitologia di Conan Doyle.

Nasce così un curioso ibrido che cerca di mantenersi molto vicino allo Sherlock Holmes originale, tenendolo distante almeno 100 anni dalla sua ambientazione naturale. L’idea non è eccessivamente nuova ma la realizzazione è a dir poco impeccabile e, almeno in patria, gli ascolti hanno premiato. Con un lavoro minuzioso che inizia dal casting e finisce con la sigla d’apertura (un giorno qualcuno scriverà un saggio su come l’età dell’oro della serialità televisiva si possa distinguere dall’uso magistrale delle sigle), Sherlock ci regala una visione moderna e scevra da tabù o perbenismi, di una delle figure più affascinanti in assoluto: il superuomo dal supercervello.

Passando attraverso la lente di Dr. House (apertamente ispirato ad Holmes nella sua abilità e nella sua misoginia) questa nuova serie trova la chiave moderna per mostrare una figura antipatica eppur affascinante, imbattibile ma fragile. In più aggiunge un tocco di ambiguità sessuale assolutamente non pruriginosa, che stende al tappeto le mille allusioni esplicite di Robert Downey Jr. e Jude Law.

Gran parte di questo è merito indubbio del cast, la serie infatti ha scovato nel 2010 due attori che ora sono sul trampolino di lancio, visto che saranno parte del mastodontico dittico di Peter Jackson su Lo Hobbit (Watson è Bilbo Baggins e Holmes la voce del drago e del negromante). Ed è proprio Sherlock, ovvero Ben

edict Cumberbatch, con il suo volto quasi alieno, il suo pallore raffinato e le sue espressioni tanto austere quanto altezzose, il miracolo della serie. Più del “bracciante” Watson è il “nobile” Holmes che vestendo con eleganza, muovendosi con delicatezza o anche solo alzando un sopracciglio svela un mondo di aperta e per nulla clamorosa omosessualità con più chiarezza e meno fracasso della controparte filmica.

Infine, nonostante una messa in scena abbastanza canonica, Sherlock non manca di ottemperare ad un must dei qualsiasi adattamento di Holmes, reso tale proprio dal primo film di Guy Ritchie: la rappresentazione visiva dei micidiali processi deduttivi del detective. Se però il regista di Lock & Stock utilizza la

sua arma preferita, il montaggio estremo, la serie di Sherlock sceglie una serie di garbate sovrimpressioni testuali per mettere in scena lo scorrere di idee, pensieri, calcoli e deduzioni, prima ancora della consueta ed inevitabile spiegazione verbale.

Tutto questo pare comunque non essere bastato a portare immediatamente al trionfo il prodotto anche in Italia, dove lo share medio per puntata è rimasto (fino ad ora) intorno all’8-10%. Ad ogni modo, quasi in contemporanea al finire della prima stagione su Italia Uno, in Inghilterra è partita la seconda, come vi abbiamo già raccontato, e i risultati in termini di gradimento sono stati clamorosi: 9 milioni di spettatori ed uno share del 30%.

Successo che si è rispecchiato su tutte le app di social viewing, come Miso (nella quale era trending topic), e nella pirateria. La puntata “Scandalo a Belgravia” era infatti disponibile per il download illegale già poche oredopo la messa in onda...

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