She-Ra e le principesse guerriere (terza stagione): la recensione

Appena sei episodi per la terza stagione distribuita su Netflix di She-Ra e le principesse guerriere: una lunga corsa con una forte trama orizzontale

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Difficile guardare a questi sei episodi come fossero una stagione intera. Ma tant'è. Per un Disincanto che arriva con un'unica stagione da venti episodi divisa in due parti distribuite ad un anno di distanza, c'è un She-Ra e le principesse guerriere che fa tutt'altro. La serie animata di Noelle Stevenson arriva su Netflix alla terza stagione, con la seconda distribuita appena lo scorso aprile. Questo blocco di tredici puntate complessive sarebbe stato più coeso e convincente se presentato insieme, ma la serie animata si conferma sempre una piacevole visione.

Senza dubbio l'idea di presentare sei episodi da venti minuti agevola la visione. Quasi indistinguibile da un lungo film da due ore, la stagione si fa guardare in velocità, con una serie di avvenimenti incalzanti e una trama orizzontale molto forte. Tutto riparte dalla chiusura della scorsa stagione, con la Tessitrice di ombre che abbandona l'Orda. La donna trova riparo alla corte dove si trovano Adora, Glimmer e gli altri. Qui offre un aiuto, ma soprattutto svela alla protagonista una verità che metterà in moto gli eventi della stagione. Adora e gli altri personaggi si mettono in cammino alla ricerca di risposte, mentre i nemici stanno per portare a compimento il loro piano.

Poco o nulla da aggiungere allo stile della serie, se non che le sei puntate rappresentano un'ideale chiusura in crescita di una stagione più lunga (che potrebbe essere la seconda). La trama orizzontale è molto forte, e a tutti i personaggi principali viene garantito un approfondimento. Alla fine di questi episodi, nessuno di loro sarà più lo stesso. Perfino Hordak, cattivissimo tutto d'un pezzo che abbiamo visto nelle prime due stagioni, ha dei segreti e una storia personale anche traumatica. Proprio nella gestione del personaggio, che risulta molto più arricchito, She-Ra conferma il proprio stile, quella tendenza a ribaltare stereotipi di genere, legati al fisico e a ruoli predeterminati.

La scrittura, con una punta di ironia anche più riuscita del solito, lavora molto sui singoli rapporti tra i protagonisti piuttosto che sulla ricchezza dell'ambientazione. In questo modo riesce a compensare un'animazione un po' legnosa e degli scenari non entusiasmanti. Funziona però il rapporto tra Adora e Catra, che rimane il perno della vicenda, ma anche quello tra Glimmer e sua madre, o tra Ordak e Entrapta, per non parlare di alcune buone new entry.

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