She-Ra e le principesse guerriere (quinta stagione): la recensione

She-Ra e le principesse guerriere termina con una stagione che conferma l'influenza di Steven Universe

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She-Ra e le principesse guerriere (quinta stagione): la recensione

Fin da subito, She-Ra e le principesse guerriere ha posto Steven Universe, più che la serie originale, tra i suoi riferimenti essenziali. Arrivata alla quinta e ultima stagione, pur non riuscendo ad avere lo stesso impatto sull'immaginario, ne raccoglie tutti i simboli, i temi, il modo stesso con cui approcciarsi alla costruzione dei personaggi. E tutto converge nel lato emotivo di una stagione tesa, lineare, molto coinvolgente, che riesce a chiudere tutto ciò che era rimasto in sospeso. Noelle Stevenson e il suo team hanno vinto la loro scommessa.

La storia riparte dalla situazione di crisi dovuta all'imminente attacco del grande Ord su Etheria. Glimmer è stata catturata, Adora non ha più i suoi poteri, Catra si trova per il momento dall'altra parte della barricata. Le protagoniste e tutte le altre principesse che ormai conosciamo dovranno dare il massimo per riuscire a ribaltare una situazione drammatica e salvare il loro mondo. Tutto questo anche grazie al sostegno degli avversari di un tempo, che intanto sono stati avvicinati e trasformati in alleati.

La stagione da tredici episodi non conosce pause, è un lungo appuntamento conclusivo che alza al massimo la posta in gioco, l'ultima missione del gruppo di amici. La serie ce la racconta così, senza mai perdere la concentrazione rispetto a quel che è essenziale, unendo insieme il conflitto personale dei personaggi e la grande minaccia che incombe. I punti fermi rimangono quelli che abbiamo imparato a conoscere: il rapporto conflittuale di odio e amore tra Adora e Catra, con quest'ultima che si conferma il personaggio più interessante della serie.

Rebecca Sugar e Noelle Stevenson intendono i conflitti che si agitano nei loro universi allo stesso modo. Non esistono i cattivi: il male deriva da una combinazione di rabbia, ignoranza, paura di soffrire, difficoltà ad elaborare i propri sentimenti. Una volta aperto quello scrigno, la persona dall'altra parte svelerà tutte le sue fragilità, e il cerchio dell'amicizia si allargherà ancora. Il blocco emotivo dei personaggi è un'esigenza d'amore temuta e incerta, che nel linguaggio della serie spesso assume contorni LGBT (appunto, come in Steven Universe).

Tutto questo è elaborato in modo essenziale, semplice, sempre palese e dichiarato. She-Ra non ha la sottigliezza o almeno la capacità di giocare sui contenuti e temi impliciti della storia. Ha un altro approccio, che però alla fine è molto efficace. È anche una storia che passa attraverso la fisicità dei suoi personaggi. Per una protagonista che assume potere trasformandosi in una versione potenziata (ma che non ha affatto le forme di quella del cartone anni '80) tutte le altre protagoniste rispondono a canoni diversi, e lo stesso vale per gli uomini della serie. Dopo cinque stagioni e 52 puntate complessive, tutto questo appare scontato, ma non dovrebbe esserlo.

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