Shark Tale
Oscurato dal mostruoso successo di Shrek 2, l’altro prodotto di animazione della Dreamworks ha comunque qualche buona carta da giocare...
Sebbene capisca le ragioni che hanno portato molti a non amare il film, mi sembra che si tratti comunque di un prodotto di tutto rispetto.
Per quanto riguarda la parte tecnica, è sicuramente più apprezzabile di Shrek 2 (sì, lo so, rendere gli esseri umani è decisamente più difficile, ma io devo considerare il prodotto finale e ho gradito di più questo).
E alcune idee sono molto carine. L’inizio, con la soggettiva di un verme e il suo primo incontro con lo squalo Lenny, è sorprendente. Così come la descrizione del servizio lavaggio balene, che offre l’opportunità di rappresentare una grande varietà di specie marine diverse.
E l’alchimia tra i due protagonisti, il pesce Oscar e il già citato squalo Lenny, funziona molto bene, considerando che entrambi si sentono inadeguati e soffrono per la loro condizione.
Purtroppo, altre cose non sono altrettanto convincenti. La storia è francamente telefonata, senza quei picchi di originalità dei prodotti della Pixar né magari certa ironia stralunata shrekiana.
E alcune scelte commerciali lasciano perplessi. Il target sembra un pubblico di adolescenti più che di bambini. E se questo porta in alcuni casi a tematiche più dark (aspetto molto interessante) in altri si vira verso il modaiolo spinto. Penso ad alcuni aspetti visivi e alla scelta di diverse canzoni, che vorrebbero essere cool ma che francamente spingono tutto dalle parti di uno special di Mtv.
E poi, anche se è paradossale dirlo per un cartone, è eccessivo lo spazio dedicato alle star presenti (ovviamente con la loro voce). Soprattutto il protagonista (Will Smith) si trova ad avere scene di ballo e canto che spezzano malamente il flusso della storia, anche se in altri casi le sue citazioni di Alì e Jerry Maguire sono notevoli.
E sì, l’idea dello squalo vegetariano non è proprio originalissima (ma la Dreamworks ha sul libro paga delle spie che comunicano tutte le idee della Pixar?).
Ma quello che per me è stato molto importante, è stata la possibilità di vedere la pellicola in originale. Sentire Will Smith parlare con il suo slang pesante o Robert De Niro come Tony Soprano è decisamente un piacere, anche perché si pensa subito a come sia impossibile rendere queste sfumature in italiano.
Beh, qualcuno mi spiega come si può citare in continuazione Il Padrino altrimenti? Avrebbero dovuto farli parlare con accento irlandese? Per piacere...