Shark Tale

Oscurato dal mostruoso successo di Shrek 2, l’altro prodotto di animazione della Dreamworks ha comunque qualche buona carta da giocare...

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In effetti, in questi mesi ho letto molte recensioni negative (o semplicemente poco convinte) a proposito di questa pellicola diretta da Bibo Bergeron (La strada per El Dorado) e Vicky Jenson (il primo episodio dell’orco verde).
Sebbene capisca le ragioni che hanno portato molti a non amare il film, mi sembra che si tratti comunque di un prodotto di tutto rispetto.
Per quanto riguarda la parte tecnica, è sicuramente più apprezzabile di Shrek 2 (sì, lo so, rendere gli esseri umani è decisamente più difficile, ma io devo considerare il prodotto finale e ho gradito di più questo).
E alcune idee sono molto carine. L’inizio, con la soggettiva di un verme e il suo primo incontro con lo squalo Lenny, è sorprendente. Così come la descrizione del servizio lavaggio balene, che offre l’opportunità di rappresentare una grande varietà di specie marine diverse.
E l’alchimia tra i due protagonisti, il pesce Oscar e il già citato squalo Lenny, funziona molto bene, considerando che entrambi si sentono inadeguati e soffrono per la loro condizione.

Purtroppo, altre cose non sono altrettanto convincenti. La storia è francamente telefonata, senza quei picchi di originalità dei prodotti della Pixar né magari certa ironia stralunata shrekiana.
E alcune scelte commerciali lasciano perplessi. Il target sembra un pubblico di adolescenti più che di bambini. E se questo porta in alcuni casi a tematiche più dark (aspetto molto interessante) in altri si vira verso il modaiolo spinto. Penso ad alcuni aspetti visivi e alla scelta di diverse canzoni, che vorrebbero essere cool ma che francamente spingono tutto dalle parti di uno special di Mtv.
E poi, anche se è paradossale dirlo per un cartone, è eccessivo lo spazio dedicato alle star presenti (ovviamente con la loro voce). Soprattutto il protagonista (Will Smith) si trova ad avere scene di ballo e canto che spezzano malamente il flusso della storia, anche se in altri casi le sue citazioni di Alì e Jerry Maguire sono notevoli.
E sì, l’idea dello squalo vegetariano non è proprio originalissima (ma la Dreamworks ha sul libro paga delle spie che comunicano tutte le idee della Pixar?).

Ma quello che per me è stato molto importante, è stata la possibilità di vedere la pellicola in originale. Sentire Will Smith parlare con il suo slang pesante o Robert De Niro come Tony Soprano è decisamente un piacere, anche perché si pensa subito a come sia impossibile rendere queste sfumature in italiano.

Per chiudere, segnalo come all’uscita del film negli Stati Uniti le associazioni degli italo-americani abbiano fortemente contestato la rappresentazione degli squali, che in pratica sono dei mafiosi con forte accento italiano.
Beh, qualcuno mi spiega come si può citare in continuazione Il Padrino altrimenti? Avrebbero dovuto farli parlare con accento irlandese? Per piacere...

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