The Shannara Chronicles 1x03, "Fury": la recensione

Prosegue la saga televisiva di The Shannara Chronicles, approfondendo il carattere di alcuni personaggi senza perdere in ritmo

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L'incipit di Fury, terzo episodio di The Shannara Chronicles, ci riporta senza ausilio di ellissi laddove il precedente si era interrotto: Amberle e Wil sono alle prese con una furia che ha sbranato la povera zia Pyria; sgominata la minaccia, il tempo del lutto è assai breve, come breve è anche il dolore per la morte di Lorin e degli altri Eletti.

Un Allanon gravemente ferito spinge Wil e Amberle a recarsi al Fiume d'Argento alla ricerca di fango curativo, ma i ragazzi finiscono per cadere in un'imboscata che li catapulta direttamente nel campo dei nomadi assieme a Eretria e al tirannico Cephelo, frustrato dall'impossibilità di usare le pietre elfiche sottratte all'erede di Shannara. Non che Wil sia padrone dei poteri che Allanon ha intravisto in lui, chiariamo; ma ecco piombare sull'accampamento una seconda furia, che ha il merito di sbloccare lo stallo magico del ragazzo, a costo di una brutta ustione sul palmo.

Sulla via di ritorno per Arborlon, Wil e Amberle si imbattono in Bandon, imprigionato dai propri stessi genitori a seguito delle sue spaventose visioni profetiche. Trattandosi di un personaggio spurio non desunto dalla saga di Terry Brooks, c'è da credere che il giovane nasconda molto più di quanto abbia finora mostrato, almeno a giudicare dalla cupa visione di un'Amberle ferita a morte.

L'effetto complessivo dell'episodio è di un'immersione più profonda rispetto alle atmosfere mostrate finora

L'effetto complessivo dell'episodio è di un'immersione più profonda rispetto alle atmosfere mostrate finora: complice l'evoluzione dei rapporti tra i personaggi e una maggiore attenzione alle loro psicologie, la sospensione dell'incredulità risulta agevolata rispetto alle prime due puntate. Resta ancora il dubbio sulle sfumature da teen drama date allo show, non sempre ben conciliate con le sue ambizioni più epiche e prettamente fantastiche: ma è ancora presto per puntare il dito contro dialoghi e relazioni che, per quanto non sempre all'altezza del tono generale della serie, sono per il momento ancora necessari allo svolgimento della trama.

Fury ha anche il merito di evidenziare quella che sembra essere una scelta autonoma della serie rispetto ai romanzi d'origine, ovvero la presenza di un senso magico che prescinde dai protagonisti: possiamo infatti notare come Wil - contrariamente a quanto descritto nei libri - osservi il potere delle pietre attivarsi prima ancora che egli decida di sperimentare qualsivoglia incantesimo attraverso di esse. È una direzione, per quanto ancora larvale, che potrebbe conferire alla storia un retrogusto meno antropocentrico ma altrettanto interessante rispetto al materiale d'origine.

A livello attoriale, si conferma nel bene e nel male quanto visto nei primi due episodi: Manu Bennett e John Rhys-Davies si muovono con maggior naturalezza del resto del cast nei panni fantasy cuciti su di loro, illuminando col proprio carisma il piccolo schermo altrimenti preda delle suddette correnti da teen drama. Tra i giovani protagonisti, l'Amberle di Poppy Drayton risulta la più credibile e a suo agio nell'incantato (e incantevole) universo descritto sapientemente dalla serie; la speranza è che la sceneggiatura riesca a correggere qualche piccola ma evitabile caduta di stile da parte di Austin Butler, espressivo ma ancora troppo fuori contesto rispetto ai suoi colleghi più navigati.

Nel complesso, dunque, un buon episodio, che aumenta l'interesse nei confronti di un prodotto ambizioso e più difficile di quanto possa sembrare, se non altro per la pesante eredità letteraria che grava sulle proprie spalle. Mentre l'altra attesa serie fantasy di questa stagione, Shadowhunters, sembra fallire miseramente ogni intento di verosimiglianza - sia esso una lotta tra demoni o una colazione tra ragazzi al bar - The Shannara Chronicles sembra avviato a dipingere un contesto che, tra alti e bassi, trasporta lo spettatore in un mondo "altro" ma non per questo privo di credibilità.

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