Shadowhunters 1x06, "Uomini e angeli": la recensione

Shadowhunters si conferma meno dannoso come teen drama che come fantasy, annoiando con immutata costanza

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Spoiler Alert
Dopo settimane all'insegna della frammentazione narrativa più bieca, Uomini e angeli sembra arrivare come una panacea a ristorare il sempre più confuso - e rassegnato - pubblico di Shadowhunters. Questo, chiariamo subito, non perché l'equipe sceneggiatoriale sia stata improvvisamente benedetta dalla luce divina dell'ispirazione: la scelta che ci consente di tirare un sospiro di sollievo è legata, di base, a quella di strutturare l'intero episodio come un flashback, cui fa da cornice una situazione di stallo in cui i personaggi finiscono per confrontarsi, per una volta, su qualcosa di più concreto e accattivante della minaccia - finora assai poco minacciosa - rappresentata da Valentine (Alan Van Sprang).

Senso del dovere e amore non corrisposto sembrano essere le tematiche centrali di Uomini e angeli. La prima è veicolata dall'arrivo, nel covo dei cacciatori, di Maryse e Robert Lightwood (Nicola Correia-DamudePaulino Nunes), genitori di Alec (Matthew Daddario) e Isabelle (Emeraude Toubia), scortati dal figlio più piccolo, Max, interpretato da un bambino negato per la recitazione (quindi perfettamente a suo agio nel contesto di Shadowhunters). Come ogni famiglia che si rispetti, il babbo ama la figlia e la mamma ama il figlio, almeno all'apparenza. Questo amore genitoriale ha però due declinazioni cui qualsiasi prole rinuncerebbe ben volentieri; da un lato Robert si dimostra da subito capace di andare oltre il succinto look di Isabelle, mostrando tutto il suo orgoglio e la sua piena fiducia nei confronti di una figlia addobbata come una spogliarellista. Regala quindi alla giovane un libro di cucina, per poi suggerirle velatamente di continuare a fare quello che sa fare meglio: ingraziarsi i Seelie in previsione del grande scontro con Valentine. Dall'altro lato, non va meglio ad Alec: dopo le mazzate ricevute nelle puntate precedenti a opera del suo parabatai friendzonante Jace (Dominic Sherwood), ora il ragazzo si trova nella scomoda situazione di dover restaurare il compromesso prestigio della famiglia attraverso un matrimonio di convenienza all'interno del Conclave.

Momento di crisi interiore per la nostra Clary (Katherine McNamara) che, dopo aver piallato la pazienza di chicchessia per la bellezza di cinque episodi al grido di "devo salvare mia madre", mostra a Magnus (Harry Shum Jr.) tutta la propria esasperazione per una missione che percepisce, improvvisamente, come al di sopra delle proprie possibilità. Una studentessa d'arte, in definitiva, dovrebbe vivere solo avventure bidimensionali, non scontrarsi con i demoni infernali con una media di tre volte al dì. Magnus la liquida con un rapido contentino sulle sue evidenti doti di guerriera, glissando elegantemente sulla sfilza di guai causati finora dalla bella fulva alla compagnia di shadowhunter. Ma non possiamo biasimarlo, lo stregone ha la testa occupata da cose ben più rilevanti della consulenza psicologica alla nostra travagliata protagonista: deve infatti curare le ferite riportate da Luke (Isaiah Mustafa) nello scontro con i licantropi, nonché snocciolare alla spaesata protagonista il passato dei suoi genitori. Scopriamo, in un flashback eccessivamente cianografico, come Valentine si sia tramutato nel presunto mostro di crudeltà che tutti temono a seguito di una bella batosta: l'innamoramento della moglie Jocelyn per Luke. Non che ciò giustifichi le migliaia di vittime della sua cieca follia, ma è chiara l'intenzione di voler conferire una patina d'umanità al villain di turno. Nice try, ma il tentativo fallisce miseramente, laddove il flashback riesce involontariamente a rendere ancor più odioso il già non simpatico Valentine, complice una recitazione, da parte della sua versione giovane, che sfiora più volte il ridicolo.

Shadowhunters

Risvegliatosi Luke, giusto in tempo per raccontare a Clary i dettagli meno piacevoli di una storia già di per sé sgradevole - con la drammatica rivelazione della presunta morte del fratellino di Clary in un incendio appiccato da Valentine stesso - Magnus ha finalmente tempo per dedicarsi all'attività che pianificava ormai già da un paio di episodi: il rimorchio selvaggio di Alec. Non ci stupisce più di tanto che il rampollo dei Lightwood, rabbuiato da un futuro che si prospetta a metà tra Romeo e Giulietta e Il Bell'Antonio, accetti di buon grado di scolarsi un paio di cocktail in compagnia del glitterato Magnus. Chissà che colpo quando vedrà la metamorfosi di sua sorella, spinta a tornare ad abiti più decorosi dalla necessità di ripristinare il buon nome della famiglia; e c'è da dire che la scena allo specchio di Isabelle, con un cambio d'immagine da far invidia a Claudia Koll post conversione, è forse il colpo di scena più interessante dell'intera puntata. Il che la dice lunga.

Le chiacchiere, intanto, la fanno da padrone tra Jace e Simon (Alberto Rosende), che a suon di battute taglienti confrontano le loro rispettive situazioni; nulla viene, allo spettatore, da questo confronto verbale (che rallenta una missione in cui, peraltro, il fattore tempo risulta di vitale importanza), se non l'inutile conferma del triste status di sottomissione sentimentale di Simon nei confronti di Clary e di Alec nei confronti di Jace. La regola dell'amico non sbaglia mai, cantavano gli 883, e nel marasma di sapori indefiniti che è Shadowhunters, forse questa è l'unica tematica che emerge con una certa chiarezza e che offre un minimo sindacale d'interesse allo spettatore, seppur nella propria innegabile banalità. Sono, peraltro, ormai in parecchi a sospettare che il soggiorno forzato di Simon tra i vampiri abbia lasciato un'impronta non solo spirituale nel giovane; ai sospetti di Alec nello scorso episodio fanno seguito infatti quelli di Jace. Perché prendersi la briga di indagare, quando si può impiegare il tempo a litigare per una ragazza? Il sarcasmo, però, vale fino a un certo punto: con Uomini e Angeli appare evidente, oltre ogni ragionevole dubbio, che Shadowhunters funzioni meglio (o meno peggio) come teen drama che non come fantasy, sia per evidente inadeguatezza di mezzi, sia per incapacità degli sceneggiatori di conferire fascino all'elemento sovrannaturale. Se supportata da una recitazione più convincente e da una maggiore accuratezza psicologica, forse Shadowhunters potrebbe intravedere il lume di una redenzione altrimenti impossibile.

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