Shadowhunters 1x04, "Confusione infernale": la recensione
Shadowhunters persevera nell'errore in un episodio che demolisce il poco costruito finora
In un episodio all'insegna del tedio e dell'inconcludenza, l'unico colpo di scena degno di questo nome dovrebbe consistere nella perdita irrimediabile dei ricordi della protagonista, consegnati da Magnus anni prima al demone Valak, prontamente richiamato grazie al suddetto pentacolo michelangiolesco. Ma perché far procedere la trama? Siamo solo al quarto episodio. C'è ancora tempo da perdere, secondo gli autori, e la cancellazione di quello che è stato, di fatto, un obiettivo perseguito dalla squadra di shadowhunter sin dai loro primi passi - il citato ricordo di Clary, forse contenente l'ubicazione dell'anelata Coppa delle Anime - riporta la missione dei nostri giovani eroi a un punto zero di cui nessuno sentiva la mancanza, forse proprio perché non ci si era mossi poi tanto.
Il senso di perdita per un vantaggio che, di fatto, non è mai stato in possesso né della protagonista, né dei suoi tenebrosi alleati, è ben misero motivo di cordoglio per un pubblico che, a oggi, non ha ancora avuto il piacere di provare un autentico brivido grazie a questa serie, sia esso di piacere, disgusto o paura. Né convince più di tanto la rivelazione del segreto di Pulcinella, ovvero la repressa attrazione dell'avvenente Alec (Matthew Daddario) per Jace (Dominic Sherwood), altresì noto come l'uomo a braccia conserte. Dovrebbe sorprenderci ciò che è stato seminato senza un briciolo di parsimonia sin dal primo episodio? Spiattellare sin dall'inizio un elemento potenzialmente drammatico come l'amore non corrisposto tra due dei personaggi principali denota, quantomeno, una desolante sfiducia degli autori nei confronti della perspicacia del pubblico; cosa ben peggiore, annulla qualsivoglia effetto sorpresa della cosa, e l'espediente trovato per rivelare la cotta di Alec non ha nulla di imbarazzante e ancor meno di inequivocabile, essendo comunque legato a un rapporto d'amicizia da tutti riconosciuto come intimo e profondo. Ma pretendere tali sottigliezze psicologiche da personaggi tagliati con l'accetta sarebbe come pretendere arie d'opera da una scimmia ubriaca.
Pretendere tali sottigliezze psicologiche da personaggi tagliati con l'accetta sarebbe come pretendere arie d'opera da una scimmia ubriacaQuesto il quadro ormai ben delineato di Shadowhunters, che si trascina stancamente su binari già corrosi dalla ruggine dello stantio e del dozzinale: peccato già di per sé grave, e ancor peggiore se riferito a una serie alla sua prima stagione e costruita a tavolino per piacere a un pubblico giovane, sì, ma non per questo del tutto privo di senso critico.