Shadowhunters 1x04, "Confusione infernale": la recensione

Shadowhunters persevera nell'errore in un episodio che demolisce il poco costruito finora

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Nomen omen. Confusione infernale è il titolo del quarto episodio della prima, discutibile stagione di Shadowhunters, nonché il perfetto specchio delle sensazioni del pubblico di fronte alla debacle a tutto tondo in atto da tre settimane. In una puntata che riesce, ancora una volta, a non far succedere assolutamente nulla di risolutivo a livello di trama principale, il nostro residuo, agonizzante entusiasmo per la saga di Cassandra Clare si deve infatti aggrappare a tentativi abortiti di recupero degli ormai famigerati ricordi strappati alla fulva Clary (Katherine McNamara) da Magnus Bane (Harry Shum Jr.), stregone dall'occhio bistrato e dai trascorsi quantomai focosi, che ci regala una delle perle più memorabili della televisione recente. "Conoscevo solo una persona in grado di disegnare così: Michelangelo" commenta il glitterato stregone di fronte a un portentoso pentacolo a gessetti creato da Clary in pochi minuti, roba da suscitare l'invidia furente dei madonnari più esperti. Aggiungendo, per dovere di cronaca: "Era fantastico anche a letto." Brividi in ogni dove.

In un episodio all'insegna del tedio e dell'inconcludenza, l'unico colpo di scena degno di questo nome dovrebbe consistere nella perdita irrimediabile dei ricordi della protagonista, consegnati da Magnus anni prima al demone Valak, prontamente richiamato grazie al suddetto pentacolo michelangiolesco. Ma perché far procedere la trama? Siamo solo al quarto episodio. C'è ancora tempo da perdere, secondo gli autori, e la cancellazione di quello che è stato, di fatto, un obiettivo perseguito dalla squadra di shadowhunter sin dai loro primi passi - il citato ricordo di Clary, forse contenente l'ubicazione dell'anelata Coppa delle Anime - riporta la missione dei nostri giovani eroi a un punto zero di cui nessuno sentiva la mancanza, forse proprio perché non ci si era mossi poi tanto.

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Il senso di perdita per un vantaggio che, di fatto, non è mai stato in possesso né della protagonista, né dei suoi tenebrosi alleati, è ben misero motivo di cordoglio per un pubblico che, a oggi, non ha ancora avuto il piacere di provare un autentico brivido grazie a questa serie, sia esso di piacere, disgusto o paura. Né convince più di tanto la rivelazione del segreto di Pulcinella, ovvero la repressa attrazione dell'avvenente Alec (Matthew Daddario) per Jace (Dominic Sherwood), altresì noto come l'uomo a braccia conserte. Dovrebbe sorprenderci ciò che è stato seminato senza un briciolo di parsimonia sin dal primo episodio? Spiattellare sin dall'inizio un elemento potenzialmente drammatico come l'amore non corrisposto tra due dei personaggi principali denota, quantomeno, una desolante sfiducia degli autori nei confronti della perspicacia del pubblico; cosa ben peggiore, annulla qualsivoglia effetto sorpresa della cosa, e l'espediente trovato per rivelare la cotta di Alec non ha nulla di imbarazzante e ancor meno di inequivocabile, essendo comunque legato a un rapporto d'amicizia da tutti riconosciuto come intimo e profondo. Ma pretendere tali sottigliezze psicologiche da personaggi tagliati con l'accetta sarebbe come pretendere arie d'opera da una scimmia ubriaca.

Pretendere tali sottigliezze psicologiche da personaggi tagliati con l'accetta sarebbe come pretendere arie d'opera da una scimmia ubriaca

A parte l'incontro-scontro con Valak e la conseguente perdita dei ricordi di Clary - Confusione Infernale non offre davvero nulla. Prosegue la parabola di vampirizzazione di Simon (Alberto Rosende), anch'essa privata di qualunque scintilla di drammaticità o sensualità, malgrado un'interpretazione che si conferma, a dispetto di qualche eccesso, tra le più riuscite da parte di un cast non certo brillante. L'introduzione del personaggio di Magnus Bane aggiunge un mix di estroso fascino e spiacevoli scivoloni macchiettistici al corpus dei protagonisti, ma a lui va il merito di attribuire, mediante uno sproloquio piuttosto convinto, una sequela di virtù morali all'altrimenti sempre più incolore Clary, a voler aggiungere a viva forza esaltatori di sapore a una pietanza tragicamente scialba.

Questo il quadro ormai ben delineato di Shadowhunters, che si trascina stancamente su binari già corrosi dalla ruggine dello stantio e del dozzinale: peccato già di per sé grave, e ancor peggiore se riferito a una serie alla sua prima stagione e costruita a tavolino per piacere a un pubblico giovane, sì, ma non per questo del tutto privo di senso critico.

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