Shadowhunters 1x03, "La Festa del Morto": La recensione

Il terzo episodio di Shadowhunters si muove tra noia e ridicolo senza riuscire a liberarsi dal giogo del didascalismo

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Non sembra esserci limite al peggio nella saga televisiva di Shadowhunters, che questa settimana si arricchisce di un nuovo, imperdibile step nella discesa all'Inferno, non solo letterale. Se infatti finora la serie era stata in bilico tra aspirazioni più rocambolesche e momenti dialogici necessari - secondo la vecchia e opinabile tradizione del didascalismo verbale - il terzo episodio ci mostra, oltre ogni ragionevole dubbio o speranza, come la morsa della noia stia stritolando Shadowhunters in una stretta che rischia di porre fine a qualsivoglia attenzione da parte dello spettatore.Shadowhunters questa settimana si arricchisce di un nuovo, imperdibile step nella discesa all'Inferno, non solo letterale

La trama dell'episodio è presto detta: l'allegra - ma non troppo - banda di cacciatori di demoni, recuperate dentro una tomba delle armi identiche in tutto e per tutto a quelle usate sinora (una foggia diversa non avrebbe guastato, ma non andiamo troppo per il sottile) si muove alla ricerca di Simon (Alberto Rosende), rapito dagli alieni e attualmente tenuto nascosto in un'inespugnabile luogo che viene tuttavia espugnato in poche rapide mosse grazie alle informazioni ottenute da Isabelle (Emeraulde Toubia) grazie al suo fascino ammaliatore. Una fuga su una moto volante che va a "energia demoniaca" ed ecco i baldi giovani pronti a salvare, senza neppure troppo sforzo, il buon Simon, ormai pericolosamente attratto dalla prospettiva di succhiare sangue al prossimo. Il tutto inframezzato da schermaglie sentimentali post adolescenziali che, almeno finora, hanno aumentato ben poco il sottile spessore della sceneggiatura.

Giunti ormai al terzo episodio e con i protagonisti impegnati in una missione di riscatto nei confronti di uno dei personaggi fondamentali della saga, viene spontaneo domandarsi a cosa si debba la totale assenza di interesse nei confronti dei destini dei nostri eroi. Il senso di minaccia vagamente accennato nel primo episodio è andato via via scemando, lasciando il pubblico in balia di ostacoli che vengono superati dagli shadowhunters e, cosa ben più grave, dalla novellina Clary (Katherine McNamara) con la placida dimestichezza con cui si scolerebbe un bicchiere d'acqua. Non c'è ombra di eccezionalità nella loro quest, se non quella che ci arriva dalle loro parole: ma il cinema - e, di conseguenza, anche sua sorella minore la TV - si dovrebbero avvalere di un linguaggio diverso da quello del teatro, un linguaggio fatto innanzitutto di suggestioni visive e di racconto non verbale, a tutela di una parità (se non supremazia) dell'immagine rispetto alla parola.

Cosa ci dà, invece, questo Shadowhunters? Una sequela insopportabile di spiegoni che cerca disperato e vano riscatto in un erotismo di scarsa chimica, combinato a un look improbabile e a una faciloneria che sembra coinvolgere ogni singolo reparto della macchina produttiva. La messinscena diviene farsa, il senso del fasullo domina su tutto, creando uno spesso muro di vetro che impedisce allo spettatore di immergersi appieno in una realtà che, a livello letterario, potrebbe avere un certo fascino, ma che è stata trasposta sullo schermo senza una visione d'insieme in grado di risultare davvero accattivante o, quantomeno, credibile.

Orecchie da elfo attaccate con un parente prossimo della colla vinilica, effetti visivi che fanno rimpiangere il vetusto telefilm dei Piccoli Brividi, un montaggio che sovrappone scelte totalmente prive di senso logico prima ancora che estetico; e commentare in dettaglio l'ormai acclarata inettitudine attoriale di Katherine McNamara sarebbe davvero sparare sulla Croce Rossa. Unico elemento vagamente razionale in un episodio sciapo quanto narrativamente sconclusionato: il cambio di scarpe di Isabelle, che sostituisce il tacco a spillo con un sandalo a zeppa certo altrettanto improbabile, ma dall'aria vagamente più stabile. Ecco a cosa tocca aggrapparsi nel magma di nonsense che porta il nome di Shadowhunters. La speranza è l'ultima a morire, ma l'ipotesi che la serie possa risollevarsi da un livello così infimo risulta, a questo punto, piuttosto remota.

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