Sfida senza regole - A Righteous Kill
Una coppia di veterani poliziotti indaga su un misterioso serial killer che si fa giustizia da solo. Un film incentrato interamente su Al Pacino e Robert De Niro, ma che conferma lo stato di prepensionamento dei nostri eroi...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloSfida senza regoleRegiaJon AvnetCastUscita26 settembre 2008
Di fronte ad un'accoppiata come quella tra Robert De Niro e Al Pacino, diventa difficile sostenere che i film li fanno i registi e proporre la politica degli autori. Se poi dietro alla macchina da presa c'è Jon Avnet, onesto mestierante (Qualcosa di personale, L'angolo rosso, Pomodori verdi fritti) e nulla più, è evidente che buona parte del peso del film è riposto sulle spalle dei due attori, che sono al loro terzo film comune. L'occasione, poi, era particolarmente ghiotta, considerando che De Niro e Pacino non avevano scene insieme nel Padrino - parte seconda, mentre in Heat - la sfida si fronteggiavano veramente soltanto in un'unica, fondamentale sequenza. Qui, il campo era aperto a molte soluzioni e quindi decisamente intrigante.
D'altronde, per reggere l'egocentrismo di questi due pesi massimi, ci voleva Michael Mann, ma purtroppo come detto abbiamo Jon Avnet. Così, la pellicola non può certo competere con Heat (e fin qui, non ci speravamo), ma neanche col deludentissimo The Score (a proposito di attori straordinari buttati al cesso). Quindi, oltre a lasciare campo completamente libero alle due dive maschili, ci dobbiamo sorbire un utilizzo del montaggio banalissimo (ma finto ricercato), così come uno stile sgranato che dovrebbe risultare realistico ma che è stravisto.
Che dire di scene come la presentazione assurda, in cui si mettono insieme scacchi, armi, baseball e pesi in una sequenza che sembra la presa in giro delle pellicole Bruckheimer/Simpson degli anni ottanta? O una sequenza allucinante con la madre di una bambina uccisa, roba da non far scrivere più lo sceneggiatore (ma anche Al Pacino, Donnie Wahlberg e John Leguizamo che la recitano...)? Inutile dire che il finale è telefonatissimo (tanto da farti sperare che la scelta sia diversa, ma figuriamoci se si tenta qualcosa di minimamente rischioso). In effetti, l'impressione di parodia involontaria tipo La pallottola spuntata è fortissima, anche per certi dialoghi. A tratti, si ha l'impressione di essere finiti al Bagaglino per degli scambi rozzissimi (che dovrebbero rappresentare la durezza del mondo della polizia, ma che in realtà sono spassosi), mentre in altri casi si ha il sospetto di una scopiazzatura poco riuscita di certe battute tarantiniane (il dialogo su Underdog, per esempio).
In generale, dà fastidio il tono della pellicola, che fa sembrare tutto un gioco, mentre in realtà la volontà dei realizzatori non è certo quella di creare uno spettacolone. Peraltro, non sarebbe neanche corretto proporre paragoni con Il giustiziere della notte, che in confronto era un film sottile e che almeno qualche riflessione sulla violenza la suscitava, mentre qui non c'è assolutamente nulla.
La realtà è che questi sono film trabocchetto, che grazie ad un regista veterano e ad attori leggendari nascondono una povertà di idee disarmante. Magari sono le pellicole di Moccia a venir massacrate da certa stampa, ma queste meritano molta più cattiveria...