Sex Education (terza stagione): la recensione

La terza stagione di Sex Education conferma la qualità raggiunta dalla serie Netflix proponendo un equilibrio quasi perfetto tra divertimento, emozioni e riflessioni su tematiche molto importanti

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Sex Education, la recensione della terza stagione

La serie Sex Education è arrivata alla terza stagione e, nonostante un incipit esplicito e provocatorio, riesce a mostrare con una rinnovata sensibilità e maturità i problemi sentimentali che affrontano i protagonisti, pur continuando ad affrontare il modo in cui la sessualità influenza la vita quotidiana di ognuno di loro e dando spazio al concetto di amore declinato in molti modi diversi.
Il cambiamento necessario a mantenere originale e interessante il progetto ideato da Laurie Nunn viene costruito sfruttando la scelta di mostrare le conseguenze degli eventi al centro delle precedenti puntate al liceo Moordale, dove Otis (Asa Butterfield) e Maeve (Emma Mackey) avevano iniziato a dare consigli sul sesso ai loro compagni di scuola prima che il loro legame si spezzasse e la scuola si ritrovasse alle prese con una reputazione poco apprezzata.

A cercare di risollevare le sorti dell'istituto scolastico è la nuova preside Hope (Jemima Kirke), intransigente e poco aperta nei confronti delle richieste dei propri studenti che vorrebbero avere la libertà di essere se stessi e ricevere un'istruzione in grado di prepararli a vivere pienamente ogni aspetto della loro quotidianità, anche sul piano sessuale.
Otis, durante l'estate, ha iniziato una nuova relazione, perdendo i contatti con Maeve che si è avvicinata al suo vicino Adam, senza sapere che il giovane ha cancellato la dichiarazione compiuta dal suo amico. Eric (Ncuti Gatwa) è ora in coppia con l'ex bullo Adam (Connor Swindells), mentre Aimee (Aimee Lou Wood) sta facendo i conti con le conseguenze dell'aggressione sessuale subita a bordo dell'autobus. Tra gli studenti ci sono inoltre Cal (Dua Saleh), di genere non binario, che si avvicina a Jackson (Kedar Williams-Stirling), Lily (Tanya Reynolds) la cui passione per gli alieni diventa fonte di ilarità e problemi, Ola (Patricia Allison) che farà i conti con una situazione complicata in famiglia e i traumi del passato, e Rahim (Sami Outalbali), che deve ancora superare la fine della sua storia d'amore con Eric.
Tra gli adulti la situazione è altrettanto complicata: Jean (Gillian Anderson) è incinta e prova a far funzionare il suo rapporto con Jakob (Mikael Persbrandt), l'ex preside Groff (Alistair Petrie) sta divorziando dalla moglie Maureen (Samantha Spiro) ed è obbligato a vivere con il fratello (Jason Isaacs), e Colin (Jim Howick) ha più di una difficoltà nell'adeguarsi ai metodi di Hope.

Sex Education riesce, ancora una volta, ad affrontare in modo brillante e significativo le tematiche più vicine agli adolescenti rappresentando con realismo e delicatezza i problemi legati all'identità di genere e alla sessualità tra teenager, sfruttando in modo intelligente i nuovi arrivi nel cast, pur rimanendo un progetto dall'atmosfera perfettamente equilibrata tra leggerezza e drammaticità. Alcuni episodi, come quello in cui viene mostrata una gita scolastica disastrosa, il viaggio in Nigeria di Eric e il finale di stagione, riescono a offrire il giusto mix di divertimento ed emozioni, trovando spazio per far compiere passi in avanti a tutti i protagonisti in modo naturale e mai forzato. Le nuove puntate, inoltre, offrono un interessante approccio alla crisi di mezza età dei genitori degli studenti e degli insegnanti, mostrandone l'evoluzione tra chi affronta finalmente i traumi del passato e chi fa pagare agli altri le conseguenze di una rabbia a lungo repressa, senza mai sacrificare nemmeno il rapporto degli adulti con i propri figli tra chi cerca di proteggerli come la madre di Eric, chi causa problemi nonostante l'affetto che prova per loro e chi non riesce a trovare un modo per dialogare, nonostante i tanti tentativi.

In un quadro così ricco di stimoli e spunti narrativi è, tuttavia, purtroppo scontato che non tutti i personaggi riescano a trovare uno spazio adeguato: il rapporto tra i due protagonisti interpretati da Mackey e Butterfield rimane comunque centrale e sostiene bene l'intera struttura, seppur proponendo una svolta piuttosto prevedibile, mentre il legame tra Eric e Adam viene messo in evidenza rappresentandone i punti di forza e quelli deboli, a differenza di quello che si viene a formare in modo più approssimativo tra Jackson e Cal, new entry dall'ottimo potenziale grazie alla bravura di Dua Saleh. Dispiace, inoltre, che dopo l'avvio di stagione Ruby, interpretata da Mimi Keene, scivoli inesorabilmente in secondo piano sprecando la possibilità di mostrare il lato più sensibile di una mean girl e anche Aimee, pur essendo importante all'interno della trama, in questa stagione brilla meno rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare, regalando comunque delle scene memorabili tra capre, dolci fatti in casa e la sua amicizia con Maeve.
Gillian Anderson è sempre molto brava nel portare in scena la terapista Jean, divisa tra i propri problemi personali e quelli di chi le sta intorno, mentre Jemima Kirke delinea senza troppe sbavature, ma anche convinzione, il ruolo della preside le cui motivazioni si scopriranno solo vero la fine della stagione.
Dispiace inoltre constatare che Jason Isaacs ha avuto a disposizione uno spazio davvero limitato: le sue scene con Alistair Petrie facevano sperare in sviluppi narrativi più interessanti e consistenti rispetto a quanto proposto.

Seppur non priva di difetti, Sex Education, sfruttando le ottime interpretazioni di tutti i membri del cast e la qualità raggiunta dagli script e dalle scelte della colonna sonora, si conferma come una delle serie originali migliori proposte da Netflix e riesce a far ridere in modo irriverente (impossibile non citare gli strepitosi numeri musicali o una fuga che vede inaspettatamente coinvolta una capra), emozionare dando spazio anche al rapporto tra genitori e figli, e far riflettere, lasciando gli spettatori con un finale di stagione che da una parte suscita la voglia di scoprire cosa accadrà in futuro ai personaggi e, dall'altra, rappresenterebbe un soddisfacente epilogo per la storia di tutti i protagonisti.

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