Sex Appeal, la recensione
Cinema educativo sotto forma di commedia sentimentale, rappresentazione della ricerca del piacere in una dimensione prettamente femminile
Che il cinema di Wes Anderson abbia inciso anche più di quanto gli incassi dei suoi film non dicano è testimoniato dal fiorire di personaggi vicini ai suoi anche in film completamente diversi. Ad esempio Avery, protagonista di Sex Appeal, sembra una versione moderata del protagonista di Rushmore, studentessa modello palesemente più adulta dei suoi compagni, interessata a tutto ciò a cui non sono interessati di solito gli studenti delle high school al cinema. A lei però accade qualcosa che non capita mai nei film di Wes Anderson, sarà costretta dagli eventi e dall’intreccio ad interessarsi al sesso, che invece in quel momento occupava solo un angolo marginale dei suoi obiettivi. Focalizzata su voti, carriera, ammissioni ai college e futuro radioso non si era mai curata della sua prima volta o del ballo di fine anno, invece ora deve. E anche in fretta.
Ci sono diversi rapporti di diversa complessità e intensità, diverse basi toccate e sempre con quadretti allegorici, pareti che si aprono su vasche da bagno per rappresentare il piacere, immersioni per rappresentare le azioni, viaggi all’interno di tubature colorate per rappresentare l’esplorazione del corpo dell’altro, porte che nascondono un intenso vapore (e acqua che fuoriesce) per rappresentare la lubrificazione e via dicendo. Questo non oscura mai la missione più canonica della commedia sentimentale, Avery infatti ha uno storico amico con cui sperimenta ma a cui non è legata sentimentalmente che chiaramente finirà per creare dei problemi.