Settlers, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021
Un atto conclusivo non del tutto soddisfacente penalizza un po' Settlers, il film di Wyatt Rockefeller presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2021
Un'atmosfera incredibilmente suggestiva e delle ottime interpretazioni non evitano che Settlers appaia quasi come un'occasione sprecata, soprattutto dopo un primo atto della storia che era in grado di creare tensione e interesse con un approccio meno spettacolare e più psicologico al tema della colonizzazione di Marte. Il film, scritto e diretto da Wyatt Rockefeller, prende infatti il via con una famiglia che sta conducendo una vita tranquilla nella propria simil fattoria, occupandosi degli animali e del terreno che circonda la loro casa. La pace è però solo apparente: il trio composto da Reza (Jonny Lee Milller), Ilsa (Sofia Boutella) e la loro figlia Remmy (Brooklynn Prince) non è solo e qualcuno sta minacciandoli con lo scopo di allontanarsi dalla residenza. Nel tentativo di difendersi, l'uomo perde la vita e la moglie e la figlia si ritrovano alle prese con una presenza minacciosa ed enigmatica. Le intenzioni di Jerry (Ismael Cruz Cordova) non sono infatti immediatamente comprensibili e la situazione, davvero tesa, scivola presto verso il dramma quando Ilsa decide di difendere i propri principi. Il terzo atto compie quindi un salto temporale che permette di scoprire cosa accade quando Remmy è ormai adulta, tassello della storia che appare poco coerente e dà spazio a una violenza che, seppur comprensibile, non è stata costruita in modo adeguato per farla apparire completamente giustificata.
Il regista Wyatt Rockefeller dimostra il proprio talento dietro la macchina da presa riuscendo a costruire un senso di solitudine e oppressione con delle location ridotte e pochi interpreti in scena, pur rendendo credibile il contesto in cui si svolgono gli eventi. La prima parte della storia mantiene alta l'attenzione con la minaccia "esterna" che spezza l'idilliaca pace del nucleo familiare con un crescendo di paura e ansia mentre i protagonisti stanno lottando per la sopravvivenza. I momenti di pace che precedono il dramma introducono bene il profondo legame esistente tra i vari membri della famiglia, in particolare della piccola Remmy per cui si inizia a provare un certo affetto. Brooklynn Prince, già star di Un sogno chiamato Florida e dall'ottima serie Home Before Dark, dimostra ancora una volta il suo talento naturale con un'interpretazione ben equilibrata tra innocenza e rabbia nel dover affrontare drammi che lasciano profondamente il segno. Il rapporto del suo personaggio con i genitori e, successivamente, con un robot che sembra quasi avere delle caratteristiche simili a un cane, è così all'insegna dell'amore incondizionato e dell'empatia, mentre i momenti di disperazione e ribellione non appaiono mai sopra le righe. Il passaggio di testimone da Brooklynn Prince a Nell Tiger Free, inoltre, non fa perdere in nessun modo l'intensità e l'espressività che caratterizzano il personaggio di Remmy, figura interessante e ricca di sfumature grazie alla sua forza d'animo, resilienza e voglia di reagire a un destino apparentemente cupo. Le due attrici sono davvero brave nell'interpretare ogni lato della personalità della ragazza e il modo in cui cerchi di capire cosa può riservarle il futuro.
Sofia Boutella incarna bene il ruolo di una donna che cerca di trovare un compromesso tra la necessità di proteggere se stessa e la figlia e l'obbligo di fare i conti con una realtà brutale, permettendo di capire la scelta che compie poi in uno dei momenti chiave del film. I personaggi maschili appaiono invece delineati con minor cura, e il dubbio riguardante le intenzioni e la natura di Jerry viene poi fatto sparire con un finale non del tutto coerente e motivato.
Il budget limitato a disposizione di Rockefeller, seppur evidente, non penalizza eccessivamente la costruzione dell'universo sci-fi ideato dal filmmaker che cambia più volte genere, spostandosi dal thriller al western, e dal dramma psicologico alla fantascienza, passaggi che vengono gestiti in modo fin troppo frettoloso rendendo la narrazione frammentata e all'insegna di bruschi cambi di ritmo e contenuti. L'epilogo un po' affrettato e la sceneggiatura che sembra perdere più volte di vista il proprio obiettivo, rendono Settlers un progetto affascinante, seppur riuscito per due atti su tre.