Settembre, la recensione

Ha ambizioni molto grandi Settembre, già a partire dal titolo, non tutte raggiunte ma nel tentarlo il risultato è comunque un ottimo film

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Settembre, in uscita il 5 maggio nelle sale

Finalmente Barbara Ronchi! Una casualità porta in sala Settembre subito dopo Sulle nuvole, ma non è una casualità che fa emergere in entrambi quest’attrice che il cinema italiano conosce da un pugno d’anni, anche in film importanti, ma che non aveva ancora avuto occasione di brillare davvero come nel film di Tommaso Paradiso (cosa non facile) e come fa qui, in una storia con molti protagonisti di cui lei è la più protagonista, confermando una capacità eccezionale di gestire malinconia e dolcezza dentro una storia che facilmente poteva sfociare nel patetico.
Quelle di Settembre sono infatti diverse trame blandamente intrecciate che hanno a che fare con diversi punti di connessione tra sesso, sessualità e amore.

Giulia Steigerwalt, questa volta anche regista oltre che sceneggiatrice, orchestra 3 storie principali attorno alle quali ruota un campionario abbastanza omogeneo di uomini di diverse età, accomunati dalla capacità non comune di dire sempre le cose sbagliate, che o trascurano le donne o non sanno come parlarci o semplicemente non le conoscono. Per ognuno questo rapporto terribile è la fonte della propria rovina (uno è così disperato, ma così disperato e derelitto che addirittura gioca ai videogiochi nonostante sia adulto, poveraccio….) e in certi casi anche della rovina malcapitate che gli ruotano intorno, in certi casi protagoniste delle storie, in altri invece messe in ombra da questi villain di gran personalità.

Come detto sono intrecci elaborati che mettono insieme in modi interessanti amore, sesso e sessualità ma l’impressione è che ciò che il film ambisce a fare con esse, anche in virtù di un titolo ingombrante (un po’ per via di Woody Allen, un po’ per il metaforone che si porta dietro) non sia così riuscito, che non riescano cioè ad essere davvero storie paradigmatiche. E anche questo legame con il sesso che blocca oppure innesca dinamiche sentimentali, che le influenza in tantissime maniere diverse e complicate, è forte e presente ma non emerge mai chiaramente come dovrebbe (in questo senso funzionava un po’ di più il processo di svelamento di chi o cosa fosse la Croce e delizia dell’altro film scritto da Giulia Steigerwalt). Solo in questo senso, in rapporto alle ambizioni più o meno implicite, il film non appare pienamente compiuto. Per il resto invece ha una forza e un piacere narrativo decisamente superiori alla media del cinema italiano.

È una forza che in gran parte sembra venire dalla maniera eccezionale in cui è dialogato. Non da oggi Giulia Steigerwalt è bravissima a scrivere i dialoghi, abilità dalla quale a cascata viene facilitata la scrittura dei personaggi e poi la recitazione, risultando in film sempre piacevoli, scene sempre interessanti, personaggi sempre coinvolgenti e amabili anche se pessimi. Nessuno in Settembre parla la fastidiosa lingua di plastica del cinema, ognuno ha una sua voce unica e riconoscibile, quindi una personalità interessante e diversa. Soprattutto i ragazzi (cosa incredibile per il cinema italiano)! Se poi sì aggiunge la buona cura per la recitazione, ne esce un film di grande piacevolezza in cui ogni piccolo acuto è valorizzato al massimo, dal momento che alleggerisce una fase drammatica (in realtà acuendone il senso) a quelli più complicati gestiti molto bene, ogni ruolo anche piccolo è perfetto e soprattutto ogni singola scelta di casting sembra una trovata geniale. In realtà è “solo” ottima scrittura.

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