Servant 3x10 “Mamma”: la recensione del finale di stagione

Gran finale di stagione per Servant con un colpo di scena potentissimo che fa decollare la serie verso una quarta parte promettente

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Spoiler Alert
La recensione del finale della terza stagione della serie Servant, disponibile da oggi su Apple TV+

Un finale di stagione per Servant diviso in due. La prima parte chiude le tutte le linee tracciate nelle precedenti nove puntate. È piuttosto statica e dialogante. Poi all’improvviso arriva Zio George e dichiara "l’inizio della fine". In quel momento sembra iniziare la quarta stagione: ovvero quella dell’apocalisse o, per la famiglia Turner, della verità. 

Impossibile non leggere l’episodio a partire dalla scioccante conclusione. Giusto nella recensione precedente dicevamo quanto Dorothy sembrasse ritornata centrale nel racconto. Difficile prevedere che questa attenzione a lei dedicata fosse il preludio di uno sconvolgimento così radicale del suo arco. Leanne ha sempre parlato come se fosse la “serva”/aiutante della mamma di Jericho. Invece, mentre il corrimano cedeva logorato dai vermi e dal peso della donna, ha scelto di salvare il bambino. Un colpo di scena che fa riflettere su chi sia veramente il neonato e che funzione abbia rispetto ai propositi della (delle?) sette e dei culti in lotta.

Servant è una serie sulla morte

La sequenza arriva potentissima sul finale di una sequenza di almeno 5 episodi di altissimo livello. Il parallelo tra il corpo morto del bambino e la casa in continua decomposizione con cadaveri carbonizzati tra le mura, vermi, api, e crepe che annunciano un crollo imminente è ormai il principale motivo horror. Incredibile a dirsi funziona ancora dopo un totale di 30 episodi.

Dorothy sarà morta? Probabilmente no. Sembra esserci un accenno di respiro nell’inquadratura finale sommersa dalle grida dei presenti. Sarebbe francamente un peccato però se si ricominciasse con lei paralizzata, ma viva. Perché la sequenza è uno scoppio di violenza assolutamente traumatico e azzeccassimo. L’insistenza sulla concretezza delle ossa spezzate e delle botte prese cadendo sui bordi delle scale a chiocciola realizza quel body horror espresso fino ad ora dal cibo tagliato e cucinato.

Non c’è alcun purgatorio allora se si può morire. Se invece ci si può solo ferire per poi guarire… si ritorna in quella dimensione sospesa tra la vita e la morte che ha fatto parecchio teorizzare i fan.

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Una terza stagione ottima, ma non come la prima

Al netto di quest’ottima puntata, questa stagione di Servant non raggiunge le vette di minimalismo horror della prima, ma si avvicina parecchio. Stacca di netto la seconda, ben più fiacca, e posiziona il finale di serie in pole position per fare bene. 

Un plauso va tributato ai registi che si sono susseguiti, in particolare a Ishana Shyamalan, figlia di M. Night, che condivide totalmente il talento per la messa in scena del padre. È lei la grande sorpresa con una sensibilità fuori dal comune per la ricerca di modi diversi per mostrare le solite cose. Con pochissimi elementi da gestire e tante situazioni che si ripropongono simili, non c’è mai il senso di già visto. Basta un’angolatura diversa per cambiare completamente il senso di quello che sta accadendo. Basta un cancellino chiuso sulle scale per farci sentire oppressi come se la casa stesse congiurando insieme alla ragazza. Un pesce delizioso, impiattato con maestria, al posto di essere un cibo servito per accoglienza sembra l’oggetto di un rituale mistico. 

Una lenta ma inesorabile evoluzione

Parte da un innesco così piccolo: una famiglia deve processare il dolore della perdita di un figlio. Servant si è evoluta amplificando la sua portata: dal dramma intimista all’horror apocalittico, perché il piccolo nido che sta per crollare sembra sempre di più il mondo intero. Malattie, conflitti, estremismi religiosi, minacciano la sicurezza di cui ci si illude circondandosi da occhi indiscreti. I grandi sconvolgimenti della realtà non sempre avvengono con un boato, a volte assomigliano a un suono soffocato ma persistente.

Peccato però per i senzatetto discepoli di Leanne che assediano la casa: interessanti nella prima parte, poi ridotti a uno sfondo. Ogni volta che entrano in scena cala la tensione. Come se non sapessero che farci con loro. Solo che adesso che ci sono vanno mostrati ogni 20 minuti per non farli dimenticare. Possono essere una presenza un po’ sfinente dato che stanno sempre ai posti di blocco senza mai partire veramente.

Tra vette particolarmente alte (come Dorothy che tiene in mano Jericho-bambola gridando di non poter ricominciare tutto da capo) e altre meno ispirate, Servant naviga su una media totale di altissima qualità. Anche gli episodi filler (come la sottotrama dei capelli) sono accettabili negli equilibri generali. Quello che non potrà venire tollerato è però un finale sbagliato. È ora di dare risposte e di chiudere la partita con gli ultimi 10 episodi. Prolungare ancora la storia significherebbe tirare troppo la corda sia della pazienza che della credibilità.

Per questo la terza stagione con le sue molte emozioni è sembrata trattenersi in diversi frangenti. Probabilmente sta posizionando le pedine al posto giusto per darci il crescendo finale di terrore e risoluzioni. Non vediamo l’ora.

Potete rimanere aggiornati sulla serie grazie ai contenuti pubblicati nella nostra scheda.

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