Servant 3x07 “campo”: la recensione

Servant si impone come una serie che fa paura a chi osserva i dettagli, ma in questo episodio raggela con un grande e palese colpo di scena

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Spoiler Alert
La recensione del settimo episodio della stagione 3 della serie Servant, disponibile da oggi su Apple TV+

Avete notato che in Servant la casa cambia dimensione allargandosi e restringendosi? Normalmente, vista dall’esterno, l’ingombro dell'abitazione è quello di una porta con a fianco due finestre poste alla sinistra. Non è sempre così però. A volte, e non è chiaro quale sia il criterio, appare una terza finestra con gli infissi verdi. Una stanza misteriosa, un luogo in più il cui significato è ancora misterioso. Si può ipotizzare che sia legato alla presenza o all’assenza di Jericho (è la stanza del bambino?). Oppure questo dettaglio può essere l’ennesima conferma del fatto che tutto quello che sta accadendo è una rielaborazione soggettiva vista attraverso l’immaginazione di uno dei protagonisti.

In realtà l’ipotesi più convincente è che qualcuno viva in casa dei Turner. Una soluzione alla The Others, con i personaggi chiusi in un limbo mentre il resto del mondo è andato avanti, invisibile come un fantasma. Nuovi abitanti nascosti, consapevoli o inconsapevoli di questa convivenza, che spiegherebbero molti fatti. Ad esempio: e se Jericho fosse veramente presente in casa ma fosse il figlio di un’altra coppia che non vediamo e Dorothy, insieme a Sean e Julian, in una sorta di post-vita, lo credessero loro? Un’altra presenza in quel luogo spiegherebbe, come ben raccontato in qualche teoria, perché il codice dell’allarme è cambiato, come mai a volte la televisione si accende senza nessun comando o le porte si chiudono da sole.

La casa sta marcendo sempre di più a partire dalle fondamenta. Ennesimo segno di una morte incombente come un corpo in decomposizione.

Una puntata di svolta

Quello che fa Leanne è sempre a metà tra un incantesimo e un’ipnosi. Altera la realtà e manipola le menti. Assomiglia sempre più a una regina con un suo esercito di ragazzi e ragazze scappati di casa e in adorante attesa. Se in qualche puntata sembrava non capire bene nemmeno lei che cosa stesse succedendo (soprattutto nella stagione due), ora la ragazza è in pieno controllo. Forse è per questo che, senza bene razionalizzarlo, Dorothy sente quel bisogno di allontanarla.

Questa terza parte di Servant dopo un paio di episodi sottotono è finalmente esplosa con un’intensità mai vista fino ad ora. Un episodio grandioso dopo l’altro diventa sempre più raggelante, misteriosa e accattivante. Non fa paura per forza, ma sortisce questo effetto solo a chi vuole guardarla con attenzione stando attento a ogni dettaglio. È un bel modo di rapportarsi allo spettatore! La settima puntata ha tanti elementi da osservare, parecchie incoerenze che, se notate, lasciano una sensazione di decadenza. Poi però arriva il grande colpo, assolutamente prevedibile eppure efficacissimo. Non è tanto cosa succede che fa saltare sulla sedia, ma come viene eseguito.

Dorothy grida fuori campo (l’audio è posto dietro di noi grazie al surround seppur casalingo), tutti i presenti in casa accorrono verso la sua direzione, quindi si avvicinano alla cinepresa. Controcampo a schiaffo: con un carrello in avanti ci avviciniamo verso la donna. Salvo poi stringere l'inquadratura verso il bambino che tiene in mano. Il movimento si blocca di colpo nel momento in cui capiamo che quello che stiamo vedendo non è altro che una bambola reborn. Ancora. Come all'inizio di tutto.

Come in ogni spavento che si rispetti non è mai il primo colpo ad arrivare, ma il secondo, quello che viene scagliato a sorpresa. In questo caso è merito della splendida interpretazione di Lauren Ambrose (non sempre credibile, questa volta sì). Tremante dice di non poter sopportare ancora una volta tutto questo. Lo fa con gli occhi disperati di chi conosce la verità. Ha capito quello che le è successo? Cosa sa? Ha legato alla tata anche la sua consapevolezza e quindi la serenità della sua coscienza?

Segue una ricerca spasmodica in cui tutto si intreccia e si distrugge, come crepe su un muro le persone raggiungono il punto di crollo, si dicono cose che non vorrebbero dirsi, esplodono tradendo tutta la compostezza che il loro alto rango sociale gli impone.

Leanne è parte della famiglia Turner

Alla fine vince Leanne. Non il primo trionfo, ma il più grande, il più palese. Un punto di non ritorno per Servant che tanto è stato atteso e tanto ha ripagato. Il twist ricorda un po' l’Esorcista, dove a sconvolgere era proprio la figura generalmente più innocente in famiglia ovvero l’adolescente. Un ex bambino sulla via per diventare adulto. Anche in Servant le sembianze angeliche e accoglienti della tata si tramutano pian piano nel primo e più grande motivo di inquietudine. Una persona assunta, pagata, e quindi il cui rapporto è regolato da un contratto e da un inizio e una fine ben precisi, diventa ora presenza fissa essenziale per la sopravvivenza della famiglia. 

Tutto questo in una casa che sotterra sempre più cadaveri (a proposito, che fine ha fatto il corpo carbonizzato di zia Josephine?) e in cui l’esigenza di sorveglianza la porta ad essere una prigione di lusso. Un carcere perfetto perché autoimposto. Ora i Turner non potranno vivere mai più senza la loro aguzzina. Una rivoluzione sta arrivando. Forse è una guerra, forse è l’apocalisse, o più probabilmente ci stiamo avvicinando alla fine dell’illusione che porta alla vera dannazione.

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