Servant 3×06 “pesce”: la recensione
Una puntata di Servant raggelante: nell'episodio intitolato "pesce" scopriamo altro su Leanne, protagonista spesso associata a una "serva del signore" che ora si rivela essere qualcosa di più pericoloso
A fare da legame tematico in ogni puntata di Servant c’è un oggetto che spesso dà anche il titolo alla puntata. Nel caso specifico il pesce è quello della tavola imbandita, che non tutti consumano. Ennesimo riferimento biblico proprio quando, al giro di boa della stagione, sembra che la spiegazione a tutti i misteri sia proprio l'opposto di una benedizione. In questi trenta minuti il simbolo più ricorrente sono anche le mani.
Un episodio che affronta il tema della fede
Ed è qui il primo colpo al cuore della puntata. Una finezza di scrittura che raggela chiunque abbia seguito la serie con la voglia di scovare qualche indizio. Sappiamo che i due genitori di Jericho non sono avvezzi alle cerimonie religiose. Si è vista fino ad ora una sorta di fuga da tutto ciò che richiama una dimensione spirituale della vita. C’è il fastidio di Julian, che non fatica ad etichettare come scemenze (per usare un eufemismo) tutti i riti autoinflitti da Leanne. Gli altri membri della famiglia fondamentalmente hanno sempre evitato la questione, hanno finto di non vedere le presenze (benigne o maligne non si sa) che hanno invaso la loro casa a metà tra l’essere fantasmi (il bambino rinato) e persone vere (gli zii).
Invece in questa puntata, Servant aggiunge un elemento in più che mette ancora una volta in crisi anche l’ultima certezza: la buona fede (si perdoni il gioco di parole) dei Turner.
Perché quando Sean, che sa di essere di fronte quanto meno ad alcuni eventi paranormali, decide di portare suo figlio in chiesa, Dorothy perde ogni controllo. Non lo fa con fastidio, ma con rabbia. Soprattutto continua a definire la scelta del marito come opposta a tutto quello che loro hanno creduto fino ad ora. Ovvero: una famiglia che si professa agnostica, se non proprio atea, in ogni caso ben lontana dall’irrazionalità del credo. È inquietata, se non proprio terrorizzata, da un comportamento che lei considera folle e incoerente con la sua personalità.
Solo che noi sappiamo che non è così. O meglio, qualcosa non si spiega, e questo mistero è il vero elemento di terrore. Prima di tutto perché Leanne avrebbe dovuto interessarsi a una famiglia così distante da quello che era lei quando frequentava la setta? Ma soprattutto per essere ostili alla religione i Turner si sono riempiti di simboli e rimandi alle Sacre Scritture! La città di Gerico è protagonista della narrazione biblica del libro di Giosuè. Invasa e poi rasa al suolo, viene citata 70 volte nell’Antico Testamento ed è stata oggetto di un assedio con conseguente crollo delle mura. In Servant Jericho, l’oggetto del contendere, ha un nome insolito per chi si professa lontano da quelle credenze e soprattutto è stato battezzato!
Non hanno senso nemmeno i dipinti che pervadono tutta la casa che, pur non direttamente, richiamano temi sacri come luce, ombra, figure umane in estasi mistica. Persino la cura con cui Julian prepara il cibo, lo condivide e soprattutto offre il vino a tutti gli ospiti non è mai stato solo un’espressione di galateo. I suoi gesti hanno sempre avuto un qualcosa di sacrale ancor prima dell'arrivo di Leanne. Sembrano celebrare sempre funzioni religiose. Sia quando preparano da mangiare che quando, banalmente, vanno in vacanza.
In questo sesto episodio di Servant la cena a cui assistiamo è praticamente una messa. Un cenacolo cristiano con tutti i simboli del caso (pani, pesci, vino, ospiti e forse un intruso - traditore). Con un ottimo lavoro di regia si creano due strati di comunicazione: quella diretta, il significato letterale delle parole pronunciate dai personaggi, e il loro vero significato non detto. Ritornano così le mani, che offrono cibo, che sbagliano e rovinano gli impiattamenti perfetti. Mani che possono salvare e al contempo arma contundente, parte del corpo che uccide e porta morte.
Una puntata che offre una nuova chiave di lettura
In questa fase, condotta con incredibile precisione, si sta capitalizzando il lungo crescendo fatto alla stagione fino ad ora. Abbiamo detto spesso che qualcosa stava per arrivare e ora ci siamo. Non è quello che ci si sarebbe aspettati. Non è un nuovo personaggio, un nemico da cacciare di casa. È una nuova lettura della figura di Leanne. Per la prima volta la stagione si sbilancia rispetto al equilibrio tra domande poste e risposte date. Inizia ad avvicinarsi ad una teoria sul punto di vista con cui guardare gli eventi che sin dall’inizio si è insinuata nella mente ma che fino ad ora non ha mai trovato conferma.
Con questa puntata, magistralmente condotta e che riesce a capitalizzare tutto quanto fatto fino ad ora, Leanne smette di apparire come la “serva del Signore” che è arrivata in casa Turner a compiere miracoli “per grazia ricevuta”.
Non c’è più nulla di angelico nel volto della bravissima Nell Tiger Free. C’è però un disegno su di lei, una cospirazione che la vede protagonista, non certo come vittima. Delle due forze in gioco, quelle del bene e quelle del male, Leanne sembra sempre di più colei che ha portato una nuova luce nella famiglia Turner. Ovvero, il significato letterale di Lucifero. Colui (o colei) che ha commesso il peccato di non seguire il disegno del Signore, e i suoi servitori, altri angeli caduti, non sono altro che i senzatetto. Sono loro che prendono d’assedio la casa di Jericho dove vivono due moderni Adamo ed Eva a ruoli invertiti. La mela del peccato fu abbandonare la propria famiglia.
Sono queste solo suggestioni che Servant riesce ancora ad alimentare dopo ventisei episodi. Forse alla fine tutto l’apparato mistico crollerà, ma questa tensione costante rimarrà il vero miracolo già raggiunto dalla serie.