Servant 1x08, “Jericho”: la recensione
L’ottavo episodio di Servant si focalizza su Julian, aumentando il livello di inquietudine intorno ai tragici avvenimenti legati a Jericho
A pericolosa distanza dalla fine della serie, con Jericho - questo l’emblematico nome dell’ottavo episodio - Servant sceglie di esplicitare oltre ogni possibile dubbio la natura maligna della dipartita del bimbo, attraverso rapidi ma agghiaccianti flashback di Julian e la confessione di quest’ultimo a Leanne, opportunamente tagliata al suo esordio. Non viene però tagliata la reazione a questa rivelazione da parte della baby-sitter, che manifesta il proprio sconvolto nervosismo nella successiva scena con Dorothy (Lauren Ambrose): dopo aver - volontariamente? - rotto una collana, osserva con gelida fissità la donna cercare le perle disperse sotto i mobili.
Se il rapporto tra Dorothy e Leanne è destinato a mutare profondamente a seguito della scoperta fatta dalla ragazza, siamo pronti a scommettere che anche Julian cambierà di molto il suo atteggiamento nei confronti della baby-sitter, cui ha rivelato i segreti dell’infausto giorno in cui Jericho perse la vita. La sua confessione è destinata ad avere ripercussioni anche su Sean (Toby Kebbel), che ne è stato reso edotto una volta rientrato a casa; a due episodi dalla fine, Servant si assume la responsabilità di un cambio di carte in tavola che, come ci ha abituati, non risponde quasi ad alcuna domanda ma pone sul piano nuovi inquietanti interrogativi.
A oggi, mentre ancora navighiamo in un oceano di domande a cui bramiamo di ricevere risposta con le ultime due puntate, Servant ci ha indiscutibilmente coinvolti grazie alle sue atmosfere intrise di cupo misticismo e distorta alienazione domestica; a voler cercare il pelo nell’uovo, potremmo imputare alla serie una certa difficoltà nel creare un nesso empatico tra lo spettatore e i personaggi che si muovono nella storia, comprensibile obolo da pagare a fronte di un’incertezza palpabile che ne è l’autentica cifra stilistica.