Servant 1x08, “Jericho”: la recensione

L’ottavo episodio di Servant si focalizza su Julian, aumentando il livello di inquietudine intorno ai tragici avvenimenti legati a Jericho

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Dopo essersi concentrata sui Turner e su Leanne (Nigel Tiger Free), questa settimana Servant sposta il focus della propria attenzione sullo scanzonato Julian (Rupert Grint), zio del defunto Jericho che la serie di Apple TV+ aveva finora relegato quasi esclusivamente al ruolo di spalla comica. Lo fa in modo netto, mettendo sulle spalle del personaggio quasi tutto il peso drammatico della puntata; l’uomo è infatti incaricato di badare al nipotino in assenza dei genitori e della baby-sitter, uscita per un appuntamento con il goffo Toby (Tony Revolori).

A pericolosa distanza dalla fine della serie, con Jericho - questo l’emblematico nome dell’ottavo episodio - Servant sceglie di esplicitare oltre ogni possibile dubbio la natura maligna della dipartita del bimbo, attraverso rapidi ma agghiaccianti flashback di Julian e la confessione di quest’ultimo a Leanne, opportunamente tagliata al suo esordio. Non viene però tagliata la reazione a questa rivelazione da parte della baby-sitter, che manifesta il proprio sconvolto nervosismo nella successiva scena con Dorothy (Lauren Ambrose): dopo aver - volontariamente? - rotto una collana, osserva con gelida fissità la donna cercare le perle disperse sotto i mobili.

Ancora una volta, Servant insinua nella mente dello spettatore un futuro prossimo che, con tutta probabilità, resterà mera suggestione: non sappiamo se Leanne, colta da uno scatto d’ira vendicativa nei confronti di Jericho, farà cadere, in virtù dei suoi ancora misteriosi poteri, un mobile sulla schiena di Dorothy; la scena - e con lei l’episodio - s’interrompe lì, ma la miccia di quel sentimento di paura per il futuro della donna è ormai accesa.

Se il rapporto tra Dorothy e Leanne è destinato a mutare profondamente a seguito della scoperta fatta dalla ragazza, siamo pronti a scommettere che anche Julian cambierà di molto il suo atteggiamento nei confronti della baby-sitter, cui ha rivelato i segreti dell’infausto giorno in cui Jericho perse la vita. La sua confessione è destinata ad avere ripercussioni anche su Sean (Toby Kebbel), che ne è stato reso edotto una volta rientrato a casa; a due episodi dalla fine, Servant si assume la responsabilità di un cambio di carte in tavola che, come ci ha abituati, non risponde quasi ad alcuna domanda ma pone sul piano nuovi inquietanti interrogativi.

Aguzzando lo sguardo nella coltre di nebbia in cui Servant ancora ci avvolge, possiamo ipotizzare che vi sia un effettivo nesso tra il “nuovo” Jericho e la bambola reborn posseduta dai Turner, che qui fa una provvidenziale ricomparsa non appena Julian inizia ad assolvere i suoi compiti di bambinaia. Gli accadimenti degli ultimi episodi hanno messo in ombra molti dubbi sollevati nelle puntate iniziali, primo tra tutti il legame tra Dorothy e Leanne, che ha assunto una nota perturbante quando abbiamo scoperto come la ragazza avesse già incontrato la giornalista durante la sua infanzia.

A oggi, mentre ancora navighiamo in un oceano di domande a cui bramiamo di ricevere risposta con le ultime due puntate, Servant ci ha indiscutibilmente coinvolti grazie alle sue atmosfere intrise di cupo misticismo e distorta alienazione domestica; a voler cercare il pelo nell’uovo, potremmo imputare alla serie una certa difficoltà nel creare un nesso empatico tra lo spettatore e i personaggi che si muovono nella storia, comprensibile obolo da pagare a fronte di un’incertezza palpabile che ne è l’autentica cifra stilistica.

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