Sertão, la recensione

Abbiamo recensito per voi il volume Sertão, realizzato da Lele Vianello e pubblicato da Edizioni Segni d’Autore

Condividi

Sertão, titolo dell’opera, è anche il nome dell’arida regione in cui si svolge la cruda vicenda narrata da Lele Vianello, ultimo lavoro in ordine di tempo del maestro.

Il volume si apre con un’introduzione dell’autore stesso che ci illustra il periodo storico che fa da sfondo al fumetto, fatto - come spesso succede - di soprusi e prevaricazioni a opera dei più ricchi nei confronti dei meno agiati. E di come questo conduca alla nascita di fenomeni di brigantaggio.

La regione del Sertão, nel Brasile nordorientale, a cavallo tra l’800 e il 900 non è, purtroppo, da meno.

Vianello si riallaccia a una vicenda realmente accaduta, di cui ci parla in apertura del libro, per tessere la sua storia. Quella del capo dei cangaçeiros, i briganti, Virginio Ferreira da Silva, detto Lampiao: per alcuni spietato fuorilegge, per altri una sorta di Robin Hood.

I banditi, contraddistinti dal particolare cappello di cuoio ornato di stelle e croci, riuscirono per un decennio a tenere in scacco la polizia, fino a quando, nel 1934, furono traditi e circondati dalle forze dell’ordine e vennero giustiziati, tanto gli uomini quanto le donne.

A prova dell’avvenuta cattura e uccisione di Lampiao e della sua banda, le teste mozzate dei cangaçeiros furono conservate dentro a dei bidoni di cherosene e inviate alle autorità.

Il bianco e nero netto delle tavole di Vianello contrasta con una vicenda nella quale i confini tra bene e male, giusto e sbagliato, sono invece sfumati in tonalità diverse di grigio. Nessuno, infatti, in Sertão, è esente da colpe. Ma è lì dove si annida la disperazione più grande che possiamo riconoscere tenui bagliori di luce. Come nel Redentore, capo dei cangaçeiros, le cui dure prove della vita non hanno tolto affatto tutta l’umanità. O in un certo senso in Helena, ex prostituta con il coraggio di riscattarsi da una vita di umiliazioni.

Non vi è luce, invece, nei supposti tutori dell’ordine che sono in realtà il braccio violento dei possidenti terrieri, pronti alle azioni più bieche e meschine e che non lasciano scorgere un briciolo di morale. E non vi è luce neppure in quei figuri che sono pronti al tradimento pur di migliorare le proprie condizioni di vita. O, forse, sono solo talmente disperati da non riuscire a vedere oltre il buio della propria meschina condizione.

Ciononostante, se possibile, nonostante la disperazione e l’ingiustizia che accomunano tutti i personaggi di questa vicenda, la storia riesce a chiudersi con una nota di speranza.

Il volume, in formato orizzontale, è impreziosito da alcuni acquerelli che raffigurano i personaggi della vicenda.

Continua a leggere su BadTaste