A Serious Man - La recensione

Un normale insegnante si ritrova a fronteggiare il disfacimento della sua famiglia, mentre il figlio è in attesa del Bar mitzvah. Stralunata commedia amara dei fratelli Coen, che però, nonostante alcune perle, sembra un po' tirata via...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloA Serious ManRegiaJoel e Ethan CoenCast
Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Aaron Wolff, Jessica McManus
Uscita6 novembre 2009La scheda del film

Forse, solo i Coen si possono permettere di fare un film come A Serious Man. Storia senza una trama lineare, zero star (il massimo che si può aspirare è un simil sosia di Francis Ford Coppola), tanti spunti interessanti che non portano a niente di definitivo e una bella dose di amarezza e cinismo. Di per sé, nulla che i Coen non abbiano già fatto, ma forse mai a questi livelli di anticommercialità. Che poi, visto ormai il loro status di culto, nulla vieta che invece la pellicola (complice anche il budget minimo, 7 milioni di dollari) si riveli un affarone per i produttori.

Forse, il paragone più vicino (ma comunque discretamente lontano) che si può fare nella filmografia dei Coen è con L'uomo che non c'era, a meno di non voler tornare al loro esordio, Sangue facile. Ma ci sono due differenze enormi con il titolo che vedeva protagonista Billy Bob Thornton. La prima è che quel film rientrava in una sorta di tradizione noir (rivista dai Coen, s'intende) che dovremmo conoscere bene, mentre qui la vicenda raggiunge punte ermetiche nei continui riferimenti alla tradizione ebraica (e se non siete dei rabbini, dovrete andare a naso come il sottoscritto). Ma l'elemento più deludente è che invece la fotografia di Roger Deakins non è minimamente ai livelli di quella del suo predecessore, forse anche per non distogliere troppo l'attenzione da una storia che si vuole comune e banale. Poi, per i tanti scherzi della vita, Deakins, dopo 8 candidature andate a vuoto, magari vincerà l'Oscar con questa pellicola (un momento che sarebbe perfettamente coeniano).

Purtroppo, non è l'unico problema di una pellicola che lascia perplessi in più punti (comprese certe reazioni del pubblico di giornalisti, che riescono a ridere anche per momenti in cui non c'è nulla di divertente). Si può sicuramente apprezzare il coraggio nel voler fare una pellicola del genere e l'originalità di alcune idee fantastiche (anche se, in certi casi, sanno di già visto in altri titoli dei due fratelli), ma in generale l'impressione è che il tutto sia stato realizzato in fretta e furia, con un'inventiva che non è ai livelli dei titoli migliori. Insomma, ammirevole che si passi da una commedia piena di star come Burn After Reading a un prodotto del genere, ma le intenzioni non bastano a fornire risultati di rilievo.

 Per esempio, il prologo della pellicola è simpaticamente straniante, tanto da farti pensare di aver sbagliato sala e film. Però, quando ti aspetti i fuochi d'artificio, questi non arrivano. Che è poi la caratteristica di un po' tutto A Serious Man, che promette tantissimo, ma non riesce a soddisfare le attese che si creano per ogni sequenza, preferendo strade non troppo estreme e cercando sempre di contenere tutto in una sorta di camicia di forza. E gli unici momenti forti sono scene oniriche, che peraltro spesso si capiscono con largo anticipo.

Anche con i personaggi non va meglio. E' ovvio che, programmaticamente, i protagonisti non devono suscitare emozioni forti nello spettatore, ma qui forse si esagera, mettendo al centro una figura passiva quasi fantozziana (anzi, anche peggio) che può risultare interessante per venti minuti magari come comprimario, ma non certo per quasi due ore come elemento centrale. Alla fine, rimane l'impressione di un giochino intellettuale fatto più per piacere personale che per il pubblico. Ma forse anche questo è un ulteriore motivo per adorare i Coen, anche quando magari ti fanno arrabbiare...

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