Senzanima vol. 2: Fame, la recensione
La recensione del secondo volume di Senzanima, di Stefano Vietti, Ivan Calcaterra e Andres Mossa
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Com'era successo a Lucca Comics & Games 2017, e grazie all'eclatante esordio riscontrato da Senzanima, anche il secondo episodio dello spin-off di Dragonero è stato proposto da Sergio Bonelli Editore alla fiera toscana in un elegante cartonato con contenuti extra, in attesa di vedere finalmente in edicola la testata regolare, la prossima primavera.
Se con il primo capitolo – che dal mese scorso sappiamo chiamarsi Guerra – Enoch ci aveva accompagnato all'imboccatura dell'atroce percorso di formazione scelto volontariamente da Ian Aranill a soli sedici anni, Vietti ci avvia nel pieno dell'efferatezza di un mondo figlio degli effetti inevitabili provocati quando a scontrarsi sono eserciti e popoli.
Il racconto, illustrato magnificamente da Ivan Calcaterra (Nathan Never) per i sontuosi colori di Andres Mossa, ci parla di un Medioevo che non ha nulla di fantastico e se ci sono elementi nella storia che trascendono un realismo terrificante non possono che appartenere all'horror. Fame ci pone di fronte a mostri che paiono ispirati da un romanzo di Stephen King, piuttosto che di J.R.R. Tolkien, a villain più degni di comics come The Walking Dead, di Robert Kirkman, che del Principe Valiant, di Hal Foster.
Del resto, l'etichetta di appartenenza di Senzanima è Audace, la linea adulta di Bonelli che sta sfornando serie e graphic novel interessanti, di notevole qualità e che non fanno nessuno sconto al lettore per quanto riguarda l'utilizzo spregiudicato di temi e linguaggio.
Come Guerra, Fame è un altro piccolo gioiello di narrazione e grafica sequenziali, in cui tutto è possibile e il destino di chiunque è segnato e inderogabile. Da opera di valore e pregio, questo nuovo volume di Senzanima sa scavare profondamente nell'oscurità dell'animo, riuscendo a farvi emergere in maniera dissacrante i nostri peccati mortali.