Senza rimorso, la recensione

Senza rimorso di Stefano Sollima è un film totalmente immersivo che racconta benissimo la dinamica del campo di battaglia, ma che fallisce nel restituire una riflessione politica profonda e ad ampio respiro.

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Senza rimorso, la recensione

Non perde mai la concentrazione Stefano Sollima, nonostante intorno a lui regni il caos. Ed è con mano ferma che il navigato regista crime che piace molto negli Stati Uniti (Gomorra la serie, Soldado, ZeroZeroZero) racconta anche in Senza rimorso un campo di battaglia totalizzante, logorante per chi ci sta in mezzo e adrenalinico per chi lo guarda. Sollima questo lo fa con assoluta precisione, con la sua solita dedizione estrema nel restituire l’esperienza della lotta in prima linea, con i proiettili che ti fischiano a un centimetro dall’orecchio e le esplosioni che ti fanno vibrare le viscere. Ma, sul lungo termine, si sente la mancanza di una scrittura incisiva, lacerante, di un lavoro proprio sui personaggi e sulle motivazioni di un conflitto complesso, di un qualche nesso che colmi il vuoto tra l’idea generale che guida la storia (la politica estera americana come arma per smuovere il consenso in patria) e il suo riflesso esemplare nella vita del protagonista.

L’adattamento del romanzo omonimo del 1993 di Tom Clancy ad opera degli sceneggiatori Taylor Sheridan (che di Sollima aveva scritto Soldado) e Will Staples (scrittore di videogiochi, tra cui lo sparatutto in prima persona Call of Duty: Modern Warfare 3) è in primis l’occasione perfetta per giocarsi le situazioni più estreme. La storia, svecchiata di quasi trent’anni, è quella del Navy Seal John Kelly (Michael B. Jordan), un militare che dopo una missione in Siria diventa il target di una rappresaglia dentro la sua stessa casa, durante la quale viene uccisa sua moglie incinta. A questo punto John è disposto veramente a tutto pur di raggiungere l’uomo che gli ha rovinato la vita, e durante una missione di estrazione in Russia userà ogni arma a sua disposizione per avere vendetta. Nel farlo John si troverà però davanti un nemico a doppia faccia, molto più sfaccettato di quello che pensava.

La scrittura di Sheridan e Staples unita all’estro di Sollima regala al film un susseguirsi ritmato di sequenze d’azione incisive, creative e a più dimensioni. Queste sequenze funzionano a tutti gli effetti come unità autoconclusive di un videogioco, incredibili e coinvolgenti quest secondarie all’interno di una chiara missione principale (arrivare all’uomo e ucciderlo), ma che tuttavia, non coltivando allo stesso modo l’aspetto propriamente umano delle situazioni (cosa che invece in Soldado riusciva con un’efficacia disarmante) risultano svuotate di significato. O meglio, meno efficaci di quanto avrebbero potuto esserlo. Sia chiaro, questo non va ad intaccare la godibilità delle singole sequenze: il coinvolgimento è alto, l’azione è sempre al massimo e Sollima usa benissimo gli oggetti e gli spazi, in tutte le direzioni e le dimensioni possibili. Michael B. Jordan è ripreso spesso in continuità, con pochi stacchi di montaggio per aumentare l’effetto immersivo, tra movimenti a seguire che esplorano in avanti o si spostano tra i piani degli edifici. E, come nei videogiochi, la difficoltà e la posta in gioco crescono man mano che si va avanti nella storia.

In Senza rimorso, però, la riconoscibile scrittura di Sheridan fatta di semplici storyline e personaggi caratterizzati benissimo perde però di smalto. La trama si semplifica troppo, e in nome di una costante chiarezza delle forze in campo e/o dei sentimenti viene meno anche la profondità dei dialoghi, dove i personaggi dicono sempre quello che pensano o come si sentono. “Fuori dai denti”, le emozioni sono sempre sul piatto, mentre lo scenario geopolitico e le sue insidiose macchinazioni vengono ridotti a una sbrigativa spiegazione finale. Per quanto estremamente rilevante nello scenario contemporaneo e plausibile per come viene posta nella storia, l’idea che gli americani necessitano di un nemico comune da combattere per riscoprirsi un paese unito viene qui semplicemente affermata, ma la sua rilevanza nella storia particolare di John non viene davvero esplorata, drammatizzata. 

Michael B. Jordan ci mette anima e corpo (soprattutto corpo, contando che è stata usata pochissimo la controfigura), dimostrandosi all’altezza nelle situazioni più fisiche ma un po’ troppo restio al creare sfumature di emotività. Un altro piccolo tassello mancante a un quadro comunque fortissimo, di vero impatto, ma di cui, sotto le macerie, rimane sepolto il significato profondo.

Cosa ne dite della nostra recensione di Senza rimorso? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

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