Senza Lasciare Traccia, la recensione
Padre e figlia in fuga dalla società, Senza Lasciare Traccia è un film di ambizioni incredibili
Corvo Rosso non Avrai il mio Scalpo metteva questo stesso bisogno in relazione ai grandi spazi americani, lo associava a qualcosa di primitivo, ancestrale e meraviglioso. Qui invece la natura è brutta, le attrezzature sporche e poco epiche, nulla è grande, tutto è piccolo. Non c’è una ricerca ma una fuga. Invece di somigliare ad un animale maestoso i protagonisti sembrano degli animaletti che scappano in un cespuglio appena sentono un rumore.
È il padre ad imporre questa vita ad una figlia ormai adolescente e totalmente assuefatta. La trama parte quando i due, nonostante la meticolosità con cui vivono nascosti, per un errore si fanno scoprire. È illegale vivere sul suolo pubblico e i servizi sociali prima cercano di separarli, poi li ricollocano in un villaggetto di case-roulotte. Lei potrà studiare (nonostante lui le facesse da precettore con buoni risultati) e imparare a stare con gli altri in un’età in cui sembra averne bisogno.Il richiamo del bosco e il disprezzo per la società è tuttavia fortissimo in quest’uomo che ha un passato militare e una paura negli occhi che quasi parla da sé. Debra Granik è bravissima a lavorare con gli attori, in Un Gelido Inverno aveva messo in luce Jennifer Lawrence e qui fa il medesimo lavoro con il più navigato Ben Foster. Il suo protagonista ha un’aria traumatizzata, con un retropensiero da attore (quel che il personaggio sa, ricorda o pensa mentre compie un’azione e che migliora la capacità espressiva del gesto) che diventa esplicito. In ogni momento abbiamo l'impressione di capire cosa pensi e non dice.
Come un animale ferito quest’uomo è catturato, messo in una “gabbia” (cioè la vita civile) con un lavoro assegnato, un piccolo reddito, una comunità di riferimento gentile. Potrebbe essere una rinascita invece è un inferno. Mentre la figlia si adatterà subito e sarà reticente a tornare ad una vita selvaggia, lui no. E questo è l’altro elemento di fascino del film: farci vivere attraverso gli occhi di quest’uomo l'attrazione che la vita con gli altri esercita su sua figlia senza che sia comprensibile. Per lui è un nemico da combattere per non perderla.E quanto di meglio Senza Lasciare Traccia ha un tono così mesto e rancoroso che evita quella boriosa idea di vivere nella natura come scelta di superiorità che si vedeva nel terribile Captain Fantastic. Invece che stare da una parte perché migliori, invece che splendenti agli occhi della videocamera, qui il padre e la figlia vivono da una parte per sparire, non lasciare tracce, vivere senza essere visti: invisibili. Non c’è superiorità morale, forse nemmeno una vera felicità, ma una specie di necessaria serenità, di pace per chi non vuole o non riesce a pensare se stesso assieme agli altri.