Secret Team 355, la recensione
Come un corpo posseduto da lontano Secret Team 355 fa azione senza crederci mai, senza avere coscienza di cosa serva davvero
Chissà se in tutto il team creativo e produttivo di Secret Team 355 c’era qualcuno che nella sua vita abbia visto anche solo un film d’azione per passione, che tragga piacere dal fruirne o addirittura che li ami. Vedendo il prodotto finito non si direbbe. Anzi. L’impressione è proprio che tutti abbiano trattato l’impresa come un prodotto, qualcosa le cui caratteristiche sono note, che deve essere dotato di certi elementi, rispettare certi standard e rispondere a determinati canoni. Come se si producessero scatole, basta rispettare le specifiche e il prodotto sarà corretto. E del resto a Secret Team 355 non manca davvero niente se non il senso e il profondo godimento di fare e ovviamente guardare cinema d’azione.
No, c’è un po’ di più, perché non si dica che il manuale del cinema d’azione non è stato letto fino in fondo. Le protagoniste della squadra che si forma in corsa hanno anche ragioni sentimentali per fare quello che fanno, specie la più protagonista, Jessica Chastain, nella quale ad un certo punto scatta il classico “Now it’s personal”. Accanto a lei Penelope Cruz, Diane Kruger, Lupita N’Yongo e Fan Bingbing, nessuna delle quali dotata di una vera esperienza in cinema d’azione (se non Fan Bingbing, che almeno sa muoversi). Tutte ottime attrici ma qui le loro solite abilità contano poco, nel cinema d’azione conta la capacità di recitare un corpo d’azione (si pensi a quanto i tradizionali e storici action heroes non eccellessero nei dialoghi o nei primi piani, si pensi alla tigna e forza con cui sa recitare Milla Jovovich).