Secret Love, la recensione

Secret Love è un film dalle pretese davvero modeste, eppure la cura con cui costruisce ogni dettaglio ne fa un film incantevole.

Condividi

La recensione di Secret Love, al cinema dal 20 luglio

È tutto sull’atto del ricordare - con la mente, con le parole, con le immagini - e sull’accettazione della caducità della vita il delicato dramma in costume Secret Love. Diretto da Eva Husson e adattato da Alice Birch dal romanzo di Graham Swift, Secret Love sembra quasi la versione inglese de Il grande Gatsby: siamo sempre negli anni Venti, stavolta nella campagna inglese, e osserviamo i moti dello spirito di una borghesia intristita e malinconica che però, diversamente da quella di Fitzgerald, rinuncia alla farsa della mondanità per osservarsi dolorosamente nelle proprie mancanze.

Avvolto da un alone di tristezza dolce amara e di delicatissima poesia, Secret Love vede come protagonista la giovane domestica Jane Fairchild (Odessa Young), un’orfana senza famiglia che serve in una ricca casa borghese. La trama è quella di una storia d’amore - Jane ha una storia con Paul Sheringam (Josh O’Connor), giovane benestante - eppure il vero cuore del film sta tutto nel tema della privazione, della perdita delle persone amate, e nella scrittura e nel racconto come terapie per superare il dolore.

La relazione tra i due amanti è un po’ quella, a parti invertite, di Un posto al sole di George Stevens: l’impossibilità dell’amore è data dalla posizione sociale, e se Stevens costruiva questa ipotesi nel melodramma a tinte noir, Eva Husson propone la sua piccola e modesta versione (ma pur sempre incantevole) con uno spirito “fatato” e uno stile asciutto, fatto di tantissimi dettagli e particolari che la regista insegue in un’osservazione quasi ossessionata, dove gli oggetti e i volti sono il punto d’attrazione e i significanti di ogni azione dei personaggi.

Costruito tramite frammenti temporali rimescolati, che promettono di riunirsi una volta giunti al finale, Secret Love riesce così a farsi interrogare con attenzione nell’attesa di unire tutti i pezzi mancanti. In questa investigazione emotiva proposta da Husson sono quindi le singole scene, più che la storia intera, a dare il senso e la profondità che servono per cogliere il senso del film. Paradossalmente, Josh O’Connor e Odessa Young, insieme, forse non hanno la giusta chimica ma quando la protagonista è da sola e osserva il mondo - e Eva Husson la inquadra con amore, ammirazione, rispetto - tutto sembra perfettamente dove dovrebbe essere.

Secret Love è un film dalle pretese davvero modeste, eppure la cura con cui costruisce ogni ambiente, ogni dettaglio, ogni taglio di luce, e la semplicità con cui si apre a domande enormi senza affannarsi per dare risposte facili (siamo tutti costretti a perdere qualcosa?) ne fa un film incantevole, a suo modo romantico, capace di farsi ricordare.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Secret Love? Scrivetelo nei commenti!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste