Secret Love, la recensione
Secret Love è un film dalle pretese davvero modeste, eppure la cura con cui costruisce ogni dettaglio ne fa un film incantevole.
La recensione di Secret Love, al cinema dal 20 luglio
Avvolto da un alone di tristezza dolce amara e di delicatissima poesia, Secret Love vede come protagonista la giovane domestica Jane Fairchild (Odessa Young), un’orfana senza famiglia che serve in una ricca casa borghese. La trama è quella di una storia d’amore - Jane ha una storia con Paul Sheringam (Josh O’Connor), giovane benestante - eppure il vero cuore del film sta tutto nel tema della privazione, della perdita delle persone amate, e nella scrittura e nel racconto come terapie per superare il dolore.
Costruito tramite frammenti temporali rimescolati, che promettono di riunirsi una volta giunti al finale, Secret Love riesce così a farsi interrogare con attenzione nell’attesa di unire tutti i pezzi mancanti. In questa investigazione emotiva proposta da Husson sono quindi le singole scene, più che la storia intera, a dare il senso e la profondità che servono per cogliere il senso del film. Paradossalmente, Josh O’Connor e Odessa Young, insieme, forse non hanno la giusta chimica ma quando la protagonista è da sola e osserva il mondo - e Eva Husson la inquadra con amore, ammirazione, rispetto - tutto sembra perfettamente dove dovrebbe essere.
Secret Love è un film dalle pretese davvero modeste, eppure la cura con cui costruisce ogni ambiente, ogni dettaglio, ogni taglio di luce, e la semplicità con cui si apre a domande enormi senza affannarsi per dare risposte facili (siamo tutti costretti a perdere qualcosa?) ne fa un film incantevole, a suo modo romantico, capace di farsi ricordare.
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