Secret Empire 10, la recensione
Abbiamo recensito per voi Secret Empire 10, di Spencer, McNiven, Marquez e Medina
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Sin dalle prime battute, il megaevento Secret Empire si è differenziato dai suoi predecessori per una spiccata anima politica e un’aderenza a tematiche attuali che sovente latita nelle tradizionali scazzottate tra super eroi. D’altronde, prendere il personaggio che più di ogni altro incarna gli ideali dei padri fondatori e trasformarlo nel Leader Supremo dell’organizzazione terroristica contro la quale lotta da sempre, l’Hydra, era un’operazione ad alto rischio. Eppure, Nick Spencer ha dimostrato di avere le idee chiare e, incurante delle critiche (e minacce) ricevute, ha sviluppato il tutto in maniera caparbia.
Il decimo numero della miniserie chiude la disputa incentrando tutto su uno scontro ideologico travestito da duello corporeo. A confrontarsi sono due differenti visioni del mondo: la prima sfrutta la paura, la diffidenza e l’odio nel confronti del diverso per costruire una società del tutto deviata, in cui la violenza viene istituzionalizzata e il controllo della popolazione giustificato; il secondo fa della democrazia, della pluralità e dell’integrazione i suoi motori; il sogno americano (o quantomeno la visione che di esso ha Steve Rogers) e l’egemonia nazista mettono in campo i rispettivi campioni in attesa di conoscere il proprio destino.
La scelta di limitare la risoluzione della vicenda a due soli contendenti – seppur in parte comprensibile, visto il carico ideologico che si trascinano dietro – è una forzatura che priva del suo importante contributo il resto del cast. Nelle ultime uscite, la miniserie portante tradisce dunque l’impostazione iniziale, politica e realistica, che aveva fatto ben sperare i lettori più smaliziati per sposare la tradizione dei classici megaeventi.
Certo, Secret Empire lascia diverse cicatrici sulla comunità supereroistica, alla quale spetta ora il compito di riconquistare la fiducia della gente e ricostruire una nazione piegata dall’Hydra; ma Spencer, dopo l’enorme portata di quel "Hail Hydra" fatto pronunciare a Capitan America, consegna al pubblico un finale timido e poco ambizioso.
Senza tanti sussulti o grandi colpi di scena, cala così il sipario sul megaevento Marvel dell'anno, il cui decimo capitolo è disegnato da Steve McNiven, nuovamente autore di una prova sotto tono, dopo il primo capitolo. Al di là dell’ormai stanca riproposizione dell’iconica scena tratta da Civil War, l'artista non riesce a imprimere alle tavole tensione e drammaticità, svilendo di fatto il pathos alla base dello scontro finale. Considerando la centralità di tale snodo narrativo, aver fallito la prova è emblematico di una chiusura non all’altezza delle premesse.
Dopo aver scoperto la verità dietro ai viaggi nel tempo che stanno caratterizzando l’iniziativa editoriale Generations, siamo ora pronti a vivere la nuova fase della Casa delle Idee, Legacy, ma non prima di aver letto l'epilogo Secret Empire: Omega (disponibile tra un paio di settimane). Di Secret Empire, purtroppo, resterà l’impressione di aver sprecato un’imponente costruzione narrativa per ridimensionare il grande clamore generato attorno al tradimento di Steve Rogers. Peccato.