Seconds, la recensione
Katie lavora al ristorante Seconds, ma la sua vita non va come ha sempre sognato. Un giorno però ha l'opportunità di riscrivere alcune delle sue scelte...
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
No, non sono dell'umore per scrivere una notizia sull'ennesimo cross-over tra supereroi, torniamo indietro.
È uscito il nuovo numero di Dylan Dog, nel quale l'Indagatore dell'Incubo...
Meglio evitare questo tipo di recensioni, poi lo so che mi vengono gli incubi. Riproviamo ancora una volta.
Seconds, l'opera più recente di Bryan Lee O'Malley, già autore di Alla Deriva e Scott Pilgrim.
Una storia che riflette sulla possibilità di modificare le proprie scelte, sulle seconde possibilità, a metà tra Sliding Doors e Ricomincio da Capo.
Ognuno di noi è messo quotidianamente di fronte a scelte più o meno importanti, e sarà capitato a tutti almeno una volta nella vita di fantasticare su come sarebbero andate le cose se si fosse agito diversamente, quali sarebbero potute essere le conseguenze dell'aver imboccato una differente biforcazione del bivio. Forse ci sarebbero stati piccoli cambiamenti, o forse sarebbe stato stravolto il nostro intero stile di vita.
Questi dubbi sono al centro dell'avventura di Katie, giovane chef che ha diretto per anni la cucina del Seconds, il miglior ristorante della città, ma che si appresta a trasferirsi in un locale tutto suo. La sua nuova attività dovrebbe aprire in un vecchio edificio fuori città, ma i lavori di ristrutturazione si rivelano più lunghi e costosi del previsto, perciò la ragazza vede sempre più distante la realizzazione del suo sogno. Nel frattempo Katie rincontra un affascinante ex-fidanzato che le ha spezzato il cuore, mentre si diverte con una relazione clandestina con un suo collega che difficilmente porterà a qualcosa di buono; tra questa situazione e una serie di piccoli incidenti, è impossibile non sperare che gli eventi si verifichino in modo divertente.
Katie ha l'opportunità di tornare sui suoi passi grazie ad alcuni funghi misteriosi, che dopo essere ingeriti permettono di riscrivere una determinata fetta della sua vita e proseguire in modo alternativo; gradualmente la ragazza intuisce che questo potere è limitato alle scelte compiute all'interno del ristorante in cui lavora, ma nonostante questo può comunque modificare drasticamente il mondo intorno a sé.
O'Malley scrive un racconto più omogeneo di Scott Pilgrim, non avendo più a che fare con la struttura seriale; forse il risultato è più prevedibile e meno sorprendente, ma rimane una buona storia portata avanti grazie a situazioni divertenti e personaggi ben costruiti.
La trama inizialmente appare quasi ripetitiva, ma diventa più interessante quando le continue correzioni degenerano e Katie comprende che modificare la realtà solo per dei suoi capricci non porta a nulla di buono. Se Scott Pilgrim era dichiaratamente ispirato agli shonen manga, qui invece osserviamo un'aderenza ai fumetti e alle leggende giapponesi ricchi di spiriti tradizionali nipponici (si pensi ad esempio a Lamù o Inu Yasha della Takahashi). L'elemento surreale della vicenda è infatti guidato da Lis, una misteriosa presenza che popola il ristorante ma solo Katie è in grado di vedere, creatura che sembra conoscere alla perfezione il funzionamento dei funghi e tenta di guidare la ragazza nell'utilizzo degli stessi.
Graficamente il tratto di O'Malley si spinge in una direzione ancora più estrema, che sembra puntare all'estetica "kawaii" o "chibi" dei fumetti giapponesi. I personaggi hanno teste enormi (la protagonista in primis) e grandi occhi, al punto che si fatica a ricordare che hanno circa trent'anni, e fa uno strano effetto vederli alle prese con baci alla francese o scene a letto. La resa comunque è positiva, con un grosso contributo da parte del colorista Natha Fairbairn, in grado di rendere speciale ogni singola tavola, definendo l'atmosfera e rendendo evidente la transazione tra passato e presente. Forse Seconds non sarebbe stato altrettanto efficace se pubblicato in bianco e nero.