Se mi lasci ti cancello (eternal sunshine of the spotless mind)

In uscita il 22 ottobre il capolavoro della coppia Gondry/Kaufman con Jim Carrey e una sensazionale Kate Winslet. Da non perdere.

Mi occupo di Badtaste dal 2004 con l'aiuto di un grande team.


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"How happy is the blameless Vestal's lot! / The world forgetting, by the world forgot / Eternal sunshine of the spotless mind! / Each pray'r accepted, and each wish resign'd.

L'eterno bagliore d'una mente immacolata: Kaufman ha tratto questa frase da un verso dell'"Eloisa ad Abelardo" di Alexander Pope, poeta inglese del Settecento. In Italia (ultimo paese insieme al Belgio dove il film sarà distribuito, sei mesi dopo l'uscita in USA) i distributori hanno deciso di cambiare il titolo, puntando sul successo di Jim Carrey (ricordato nelle locandine per Una settimana da Dio più che per capolavori come The Truman Show o Man on the Moon) come attore comico, e facendo passare questo film per una commedia leggera. Lascio al lettore ogni commento: Se mi lasci ti cancello è quasi un insulto.

Ma torniamo al titolo vero. E' il grande sceneggiatore Charlie Kaufman ad aver creato questa libera associazione tra il poema di Pope, in cui Eloisa cerca nei ricordi del passato una consolazione per la sua triste situazione presente (il titolo, contestualizzato, può significare anche "L’eterna serenità in una mente senza ombre"), e la sua geniale storia d'amore ai limiti del surreale.
In Eternal Sunshine Joel (Carrey) rimane allibito quando scopre che la sua fidanzata Clementine (Winslet) si è sottoposta a un trattamento per cancellare ogni ricordo della loro tumultuosa relazione dalla sua memoria. Joel, disperato, decide di sottoporsi allo stesso procedimento, ma mentre i ricordi svaniscono, egli riscopre l'amore per Clementine. E così, dal profondo dei suoi ricordi, Joel lotta per non dimenticare la ragazza, complice la distrazione di due tecnici e una segretaria (Wood, Ruffalo e Dunst).

Come in tutte le sceneggiature di Kaufman (uno degli sceneggiatori più apprezzati che esista, nominato all'Oscar, Essere John Malkovich, Il Ladro di Orchidee) le situazioni sono ai limiti del surreale, eppure trattano temi estremamente umani, in questo caso la ricerca inconscia delle radici di un rapporto. Una comune storia d'amore viene rimodellata e stravolta, narrata al rovescio e ricomposta in un gioco di scatole cinesi. Questo rientra nello stile sia dello sceneggiatore che del regista, abituati a giocare con limiti da loro stessi imposti. Nata in un caffé di Parigi, l'idea per il film è stata poi sviluppata da Kaufman nel giro di tre anni. Nel frattempo, ha realizzato Il Ladro di orchidee, collaborando poi sempre con Gondry in Human Nature (con Tim Robbins).
Michel Gondry, eclettico regista/artista Parigino, reso celeberrimo dai numerosi e premiati video musicali per Bjork e altri famosi cantanti - e per una pubblicità , "Drugstore", Leone d'Oro a Cannes, passata per essere la pubblicità più premiata della storia - corrisponde visivamente a Kaufman. Le situazioni che riesce a creare, le messe in scena, le inquadrature mai scontate, in perfetto equilibrio tra realismo (enfatizzato dalle riprese, che alternano la telecamera a spalla alla sedici millimetri, dalla pellicola più grezza ma ricca di effetto) e surrealismo (affidato soprattutto alle strane angolazioni e alla fotografia grezza e contrastata, oltre che alle più evidenti messe in scena), sono l'esatto corrispondente visivo-interpretativo di ciò che Kaufman scrive.
Il budget non elevato (venti milioni di dollari) gli ha permesso di sguinzagliare tutta la sua creatività , evitando costosi effetti visivi e ripiegando in genuini effetti ottici, come l’uso delle camere di distorsione. Gondry gestisce da vero maestro l'intera sezione del film in cui Joel ripercorre i suoi ricordi, ricorrendo a continue transizioni e libere associazioni, illuminazioni a faro diretto, sparizioni improvvise, giochi di illusione realizzati con semplici maschere di carta sull'obbiettivo. Alcune delle scene più poetiche si trovano proprio in questa parte della pellicola: il momento in cui Joel inizia a proiettarsi nei suoi ricordi da bambino, canticchiando la canzone "Darling Clementine", così che nella stanza inizia a piovere e compare la sua vecchia bicicletta Atala, sfiora il sublime. Anche grazie alle ottime musiche di Biron, più noto come cantautore che come compositore di musiche da film.

Stilisticamente, Kaufman e Gondry hanno chiaramente intenzione di trasmettere allo spettatore un continuo senso di deja-vu, portandolo a fare libere associazioni, con una poetica per certi versi simile a quella di Tarkowskij, fatta di espedienti visivi che ricordano addirittura i quadri di Francis Bacon. La narrazione non lineare, introdotta dal lunghissimo prologo (più di un quarto d'ora), e confermata strutturalmente da un montaggio addirittura sbalorditivo, spesso sovrapposto o ripetuto, assolutamente non lineare, sembra voler riprodurre il flusso dei ricordi, trasportare lo spettatore nella mente del protagonista, ove si svolge gran parte della pellicola. A conferma di ciò, c'è una intera sezione del film in cui le dilatazioni temporali si contrastano e si annullano. Mentre nella mente di Joel vengono rivissuti a ritroso due anni di storia d'amore tra i due protagonisti (con un ritmo cesellato fino al minimo dettaglio), all'esterno, nella stanza dove Joel è sottoposto al trattamento, si consuma in un’unica notte una surreale successione di piccole storie, piccoli drammi personali; il tutto in contemporanea. Le due situazioni sono legate intrinsecamente, perché ciò che accade all’esterno influenza ciò che accade nella mente di Joel, dove egli fa di tutto per sottrarre alla dimenticanza il suo amore per Clementine, in un susseguirsi continuo di associazioni, transizioni, stacchi tra una situazione e l’altra.

La caratterizzazione dei personaggi è pressoché perfetta. Chiaramente risalta molto la figura di Clementine, eccentrica e spaesata, ma la cosa interessante è che anche i personaggi di secondo piano (finanche i due amici di Joel, che vediamo solo per qualche inquadratura) hanno dietro di sé una indagine introspettiva, un percorso e una ricerca interiore. La figura che può apparire più superficiale è quella di Patrick (Wood), eppure anche il ragazzo nasconde una terribile insicurezza, l’impossibilità di costruire rapporti veri con le ragazze, rapporti che non siano costruiti a tavolino sulla falsità e sulle menzogne.
Il gioco surreale di contrasti e ribaltamenti si riflette anche sugli attori, che interpretano personaggi caratterizzati alla perfezione. Jim Carrey interpreta qui il personaggio più riservato, controllato, mentre la Winslet interpreta il lato impulsivo, caotico (e comico) della coppia. Entrambe regalano così una delle loro migliori interpretazioni. Carrey in particolare mostra dei lati di se mai visti sinora, una carica di repressione e di abbandono che forse solo in Truman Show trova paragoni (ma lì lui è l’eroe). La sua figura si evolve lungo tutto il film, adattandosi ai vari stadi di memoria sottratta raggiunti, mutando comportamenti e reazioni. Impressionante la Winslet, completamente estranea a qualsiasi sua interpretazione precedente: eccentrica, adorabile, mutevole, imprevedibile. E’ chiaro che una coppia così non può che essere irresistibile, proprio perché anomala e surreale in un film che fa del contrasto il suo punto forte. Una scena particolarmente toccante è proprio quella che mostra lo sviluppo del loro rapporto, in treno, durante il prologo. Non è solo merito della regia, con questo montaggio non narrativo e bruschi salti temporali, ma anche e soprattutto degli attori, partecipi e creativi (spesso il regista riprendeva le scene durante le prove, all’insaputa del cast).

Americano nel cast ed europeo nello stile, forse interesserà poco questo film in Italia. Senz’altro il pubblico sarà attirato nell’inganno dal titolo e della pubblicità : credendolo una commedia, gli spettatori ‘leggeri’ si fionderanno al cinema, quelli più di genere se ne staranno a casa. Ma “Eternal“ non è una commedia, non vuole esserlo, è soprattutto una riflessione su quanto fragili siano i rapporti che costruiamo tra di noi, su quanti compromessi essi si basano finendo poi per crollare. Nel suo viaggio interiore Joel non tenta soltanto di impedire a Clementine di sparire dalla sua vita, ma è soprattutto alla ricerca di quel principio, di quella condizione di tutti i rapporti umani che è l’Amore.

voto: 10/10

Andrea F Berni - pungolo

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