Se Dio Vuole, la recensione
Rigorosamente fondato sugli attori e su un copione che in qualsiasi altro caso sarebbe diventato un pessimo film Se Dio Vuole è la normalità che sorprende
Nella loro visione la commedia borghese rimane quel trionfo di piccolezze, luoghi comuni e di vittoria della tradizione sulla modernità che è sempre stata ma l'esordiente Falcone (arrivato alla regia dopo una grande quantità di lavori da attore comprimario) sembra aver capito tutto di come questo tipo di copioni vadano trasformati in film: puntando sugli attori.
Edoardo Pesce nel ruolo del genero un po' scemo e bambinone ma di gran volontà e sentimentalismo sempre fuori luogo (almeno con uno come Giallini) è una rivelazione, lo stesso si può dire della figlia superficiale di Ilaria Spada, scema comica che non esagera mai. Solo Laura Morante, a cui è affidato un segmento di trama separato dal resto del film che mal si amalgama con il resto e stona anche un po' con il filone principale, appare fuori parte.
Marco Giallini è un interprete particolare, un attore di presenza, dotato di un corpo ed un volto che stupiscono e meravigliano l'obiettivo ogni volta. Non è solo questione di recitazione ma anche di movimenti e un'armonia nei gesti perfetti per essere ripresi. Falcone pare averlo capito perfettamente e gli regala spesso piani lunghi, in cui è inquadrato a figura intera, si innamora della sua camminata particolare (il cui effetto dinamico dura per qualche minuto dopo che è comparsa) che riprende non appena può, lo fa girare nell'inquadratura e gli lascia quanta più aria possibile per i suoi movimenti. Ne risulta una prestazione incredibile se si considera quanto Se Dio Vuole voglia in realtà essere un film piccolo e leggero, di poche pretese che abbiamo già visto molte volte, quasi sempre diretto e interpretato con la solita sufficienza e banalità.
Invece capita anche che i progetti meno promettenti possano esplodere.