Se cadono le montagne, la recensione

La prima impressione che si ha sfogliando Se cadono le montagne è di forte attualità, ancor più di quanto era successo con il viaggio a Kobane

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Un nuovo reportage a fumetti di Zerocalcare viene sempre salutato con grandi aspettative ed entusiasmo da parte dei fan dell'autore romano anche se, come in questo caso, l'annuncio dell'opera è stato fatto solo con un giorno d'anticipo. Se cadono le montagne era però nell'aria, visto che qualche settimana fa avevamo seguito i servizi giornalistici e le dichiarazioni di Zerocalcare mentre si trovava nel nord dell'Iraq.

"La prima impressione che si ha sfogliando questa nuova storia è di forte attualità, ancor più di quanto era successo con il viaggio a Kobane. "La prima impressione che si ha sfogliando questa nuova storia è di forte attualità, ancor più di quanto era successo con il viaggio a Kobane. Nelle prime pagine Zerocalcare si sente ripetere dai suoi accompagnatori "è meglio se non dici la località in cui andremo" o "non disegnare nel dettaglio l'esterno della casa in cui stiamo per entrare". Se da una parte questo restituisce in modo anche umoristico la difficoltà del disegnatore romano di fare il suo lavoro in condizioni così proibitive, dall'altra ci trasmette la precarietà della situazione e il pericolo costante di maneggiare una narrazione su un contesto così pericoloso, per cui un indizio di troppo potrebbe fornire informazioni preziose ai droni turchi.

Il fulcro del racconto è l'incontro con una figura di spicco del KCK, l'unione delle comunità del Kurdistan che lottano per il confederalisimo democratico. La rappresentazione di questa realtà lascia intuire chiaramente quali siano i buoni della storia, in un modo così limpido che non lascia spazio a sospetti di faziosità: il KCK vuole una partecipazione diretta dal basso alla società, puntando sulla liberazione delle donne, sul rispetto della natura e sulla convivenza pacifica tra diversi popoli, religioni e culture.

Quella che potrebbe essere una "semplice" intervista a fumetti viene però intervallata dall'autore con altre testimonianze di persone comuni che vivono a Makhmour, ugualmente pregnanti. La struttura meno lineare dà l'impressione di trovarsi di fronte a una storia ben più lunga delle sue trenta tavole, ma l'intreccio elaborato va un po' a discapito della comprensione e della scorrevolezza; inoltre, pensando a un futuro volume che esplori più a fondo questo viaggio, questo fumetto ci sembra qualcosa di complesso da inserire in un'opera di lungo formato.

Per Se cadono le montagne Zerocalcare si è avvalso della collaborazione di Alberto Madrigal, che da tempo colora le sue copertine, qui chiamato a realizzare ad acquerello i toni di grigio di tutte le tavole interne. Nelle scene più ordinarie, in cui l'autore si rappresenta in Iraq mentre dialoga con persone del luogo, queste tinte sembrano quasi eccessivamente curate; per qualcuno potrebbero addirittura cozzare con il tratto più grezzo di Zerocalcare, un po' come se un fumetto di Sio venisse colorato con tutti i crismi e abbondanti sfumature cromatiche. Nelle scene più evocative è però innegabile il valore aggiunto della mano di Madrigal. Anche qui però non possiamo fare a meno di pensare a un eventuale -per noi, irrinunciabile- futuro volume: dobbiamo aspettarci un intera graphic novel di Zerocalcare con i grigi di Madrigal o sarà un inserto in qualcosa di più canonico? La seconda ipotesi ci sembrerebbe una sbavatura che minerebbe l'omogeneità stilistica dell'opera.

Sono passati sei anni e mezzo da quando su Internazionale veniva pubblicata la storia breve che poi sarebbe stata sviluppata fino a diventare Kobane Calling; all'epoca avevamo riconosciuto all'istante che si trattava dello Zerocalcare più efficace e più potente. A distanza di tempo non possiamo che confermare questa impressione: ogni suo reportage a fumetti è una storia che vale la pena raccontare, in grado di smuovere le coscienze più di quanto avvenga con le storie autobiografiche.

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