Scooby!, la recensione

Il reboot di Scooby-Doo crea un universo condiviso Hanna-Barbera, crea delle origini e cerca di ribilanciare tutto per la morale contemporanea

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Il tentativo è l’ennesimo: prendere una proprietà intellettuale e modernizzarla per lanciare possibili serie, franchise, spin-off ecc. A Scooby-Doo è capitato diverse volte, una anche con un famigerato live action pieno di ex teen star nel 2002 (scritto da James Gunn!).

Ora l’operazione è affidata alla Warner Animation, il dipartimento che negli anni si è distinto per un lavoro molto forte sulla scrittura e sull’umorismo, principalmente grazie alla spinta di Phil Lord e Chris Miller. Qui non c’è quella pressione così forte sulla comicità, ma è indubbio che il tentativo è migliore di quel che si potrebbe temere.

Tutto inizia con una origin story dei personaggi (cosa che non era mai esistita ma che, come noto, è oggi indispensabile). Ci viene raccontato il loro incontro e il primo caso, in una notte di Halloween in cui c'è chi è travestito da un personaggio di cui la Warner ha i diritti per il cinema (Wonder Woman) e chi viene invece confuso per un altro personaggio di cui la Warner gestisce i diritti (Harry Potter). E poi a sorpresa prosegue nel presente con Simon Cowell di X-Factor (incredibile ma vero) e con un crossover con altri personaggi del mondo di Hanna-Barbera.

Scooby! riunisce infatti Scooby-Doo e Blue Falcon, che nella programmazione originale del sabato mattina televisivo degli anni ‘70 in America erano compresi nella Scooby-Doo/Dynomutt Hour (entrambe le serie avevano un cane protagonista). E l’avventura di questo film è decisamente più simile a quelle della seconda che a quelle della prima. Non c’è un mistero spaventoso da smascherare ma una grande minaccia avventurosa.

Se tuttavia i personaggi che girano intorno a Scooby-Doo non sono alterati e Shaggy è ben descritto in un momento di consapevolezza molto meta come “un quarantenne convinto che un teenager hippy parli in quel modo”, mentre per il resto l’equalizzazione moderna ha abbassato la coolness di Fred, reso un po’ più cretino, e alzato la competenza delle due ragazze, dando a Daphne il cruciale ruolo relazionale, è Blue Falcon ad essere oggi una figura inaccettabile, cioè un eroe tutto d’un pezzo. È sostituito quindi dal figlio scemo, continuamente imbeccato dal cane intelligente e da una dipendente che tutto sa, tutto vede e non sbaglia mai.

È un tratto tipico delle modernizzazioni di questi anni, correggere l’impostazione fallocentrica di una volta dando maggiore centralità ai personaggi femminili. Solo che la centralità non corrisponde a uno spessore e il desiderio di renderle migliori dei personaggi maschili le porta spesso più nei territori della perfezione, difficilmente simpatica, che in quelli del carisma. “Fortuna che io sono lo schiacciasassi del gruppo, non potrei far nulla del genere” dice Fred a Velma quando lei risolve un problema. Nel terrore che non si noti la direzione presa dall’adattamento. Nonostante tutto, infatti, alla fine saranno gli uomini (scemi, infantili, imperfetti e inadeguati) a risultare più simpatici e coinvolgenti. Se non altro, però, la presenza di Blue Falcon introduce un umorismo molto migliore, più cattivo e inventivo.

A conferma del carattere da crossover del film, contro i protagonisti c’è un villain di un’altra serie ancora dell’universo (qui condiviso) di Hanna-Barbera: Dick Dastardly di La corsa più pazza del mondo (in cerca disperata del suo cane Muttley), munito di un esercito di mini robot con la stessa funzione dei Minion di Cattivissimo Me.

L'impressione generale è quella della scrittura rapida ed episodica da serialità televisiva più che da film, ma in fondo quella è l’origine di tutto e anche la destinazione, visto che Scooby! non esce in sala ma direttamente in digitale.

Potete commentare qui sotto o sul forum

Continua a leggere su BadTaste