Science plus Fiction 2014 - Time lapse, la recensione

Sul più disimpegnato dei canovacci Time lapse usa uno spunto di fantascienza per arriva a qualcos'altro, che purtroppo è ben più acquietante

Critico e giornalista cinematografico


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Primer ha fatto proseliti in 10 anni, sebbene lentamente, e sempre di più sono i film che giocano con la ricorsività di presente e passato che cioè imbastiscono trame che abbiano a che vedere con il rapporto che la possibilità di vedere o abitare il futuro ha con l'influenza sul presente. Time lapse parte da un presupposto di una semplicità disarmante: tre ragazzi scoprono che nella casa di fronte alla loro c'è una fotocamera puntata sulla finestra del loro salotto, la quale ogni giorno scatta una foto, ma la foto non registra gli eventi di quel momento quanto quel che avverrà esattamente 24 ore dopo. Ogni giorno possono avere una foto del loro salotto il giorno dopo, possono quindi pianificare di lanciare a se stessi messaggi ed effettivamente vederli già nelle immagini del futuro.

Alla partenza sembra che il modello su cui Bradley King ha costruito il suo film siano i film più moderni di Joe Dante, le avventure adolescenziali che mirano a divertire, senza però la forza degli ammiccamenti di Dante. Esiste proprio un piacere nel ricalcare la struttura classica degli horror sfruttando però una chiave d'ingresso di fantascienza. Il primo degli utilizzi della scoperta sarà ovviamente il più venale: fare soldi comunicando a se stessi le scommesse da piazzare. Lo spettatore già sa che tutto questo non andrà bene e proprio qui c'è la prima caduta di Time lapse perchè inspiegabilmente, pur avendo le giocate buone i protagonisti scommettono illegalmente, mettendosi nelle mani di un allibratore senza scrupoli come se ignorassero che vincite troppo alte li metteranno nei guai tanto quanto perdite molto alte.

Tutto è un pretesto per creare la suggestione di un domani inevitabile e per condurre lentamente i personaggi a diventare quel che non erano. A questo punto Time lapse cambia canovaccio e sembra diventare Piccoli omicidi tra amici, mirando a raccontare come le persone che ci sono accanto possano essere lontane da quel che crediamo.
Avviandosi verso la grande morale finale il film sembra infine svelare da che parte stia, a quale grande partito appartenga e purtroppo è tra i meno divertenti. La parabola sulla possibilità che tre ragazzi avevano di vedere il loro futuro a breve termine è tutta finalizzata ad affermare una visione fatalista per il quale il futuro è scritto, non si può cambiare e superiore alla volontà dei singoli.

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