Scandal 6x14 "Head Games": la recensione
La nostra recensione del quattordicesimo episodio della sesta stagione di Scandal intitolato Head Games
Il che ci fa porre anche la legittima domanda sul perché, proprio ad inizio episodio, durante la conferenza stampa indetta alla casa bianca i giornalisti sembrino tutti così tranquilli e sereni e tutti i presenti si accontentino delle vaghe e scarne risposte di Marcus, senza chiedere conto delle vittime causate dall'attacco terroristico in cui due droni sono saltati in aria uccidendo diversi cittadini americani. E visto che affrontiamo l'argomento: perché nessuno chiede spiegazioni circa l'omicidio di Vargas? Per quanto noi del pubblico di Scandal siamo a conoscenza della verità, lo stesso non può essere detto dei cittadini americani che per l'ennesima volta sono stati privati del loro diritto di scegliere il proprio leader. Ciò nonostante i protagonisti della serie sembrano preoccuparsi di tutto tranne che di dovere qualche spiegazione agli elettori, ma - come ci è capitato di ribadire più volte - notare questo genere di incongruenze narrative non porta molto lontano con questa serie.
Permettertici a questo punto una piccola digressione per parlare del senso di questa serie: la creatrice di Scandal, Shonda Rhimes, non ha mai nascosto il suo desiderio di voler creare personaggi femminili forti ed emancipati, in grado di fare quanto, se non meglio degli uomini, ci domandiamo però se Olivia Pope sia davvero questo genere di persona. Pur rendendoci conto che Scandal non ha le carte in regola per essere considerato uno show realistico, il messaggio che lancia resta comunque importante: nonostante il desiderio di Olivia di arrivare alla Casa Bianca (e non come First Lady) sia più che legittimo, abbiamo qualche dubbio che tra furti di elezioni, insabbiamenti ed omicidi la protagonista di questa serie debba essere presa come esempio di fulgida rappresentante della superiorità del sesso femminile sopra a quello maschile. Sebbene non sia arrivata agli estremi di Quinn o di Huck, Olivia Pope è una corrotta, né più né meno delle persone che la circondano. Anche se il messaggio della presidenza di Mellie, della vice presidenza della signora Vargas e della posizione di Olivia è senza dubbio quello che è finalmente arrivato il momento di fare spazio alle donne, bisognerebbe forse fermarsi a riflettere su come queste donne si siano guadagnate il loro posto di comando. Se la morale della storia non è quella che le donne di potere non sono meno corrotte degli uomini, che senso ha creare personaggi femminili così forti e soprattutto volerne fare un esempio?