Scandal 6x04 "The Belt": la recensione

La nostra recensione del quarto episodio della sesta stagione di Scandal intitolato intitolato The Belt

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Spoiler Alert
"Non importa a cosa credo, non importa a cosa io voglia credere, è andato tutto troppo oltre, prima o poi bisogna saldare il conto e tu devi pagare il tuo, è arrivato il momento. [...] Sarò sempre tua amica, ma non voglio più parlarti."

E con queste parole, Olivia Pope, premio Nopbel per l'amicizia, scarica definitivamente (o forse così pensa) un Cyrus Beene disperato che la chiama dal telefono della prigione di massima sicurezza in cui è rinchiuso con l'accusa di aver ucciso Vargas, per implorare il suo aiuto.

L'episodio di questa settimana di Scandal comincia proprio con Cyrus che viene scortato in galera e viene sottoposto a tutti gli umilianti controlli di un qualsiasi detenuto prima di essere chiuso in un'angusta prigione con nulla da fare se non avere molto tempo per riflettere. Già dalla scorsa settimana era stato insinuato il dubbio che non fosse stato lui ad uccidere il Presidente eletto e per la fine di quest'ora, come spettatori, ne avremo la certezza, ma come si arriverà a questa conclusione?

Il merito va solo ed unicamente ad Hank, il quale - nel suo modo preoccupante e da stalker - finirà per invaghirsi di un'amica e collega di Jennifer, la collaboratrice di Vargas morta nell'esplosione della propria casa dopo aver accusato Cyrus dell'omicidio del Presidente. La giovane farà infatti un'osservazione che metterà una giustificata pulce nell'orecchio del gladiatore di Olivia: se Tom ha confessato di aver ucciso Vargas per ordine di Cyrus, ma non ha mai nominato Jennifer, chi ha ucciso la povera ragazza?

La Olivia delle prime stagioni, quella che ha affrontato con le unghie e con i denti il Presidente degli Stati Uniti, nonché suo ex amante, per difendere una cliente, non avrebbe mai lasciato che un particolare così importante le sfuggisse, la Olivia di oggi invece, assetata di potere tanto quanto Cyrus, dimentica questo fondamentale passaggio fino a che qualcuno non glielo ricorda per puro caso, costringendola a sguinzagliare i suoi gladiatori perché indaghino ed impediscano che questa dimenticanza diventi un ostacolo tra Mellie (Oliva) e lo studio ovale.

Cambiando fortunatamente rotta rispetto alla scorsa settimana, dopo un primo momento di comprensibile aggiustamento, Cyrus Beene ritorna invece ad essere l'uomo che noi tutti conosciamo: pericoloso e calcolatore. Coalizzandosi con una guardia e un serial killer cannibale, il machiavellico politico riesce infatti ad arrivare a Tom, incarcerato nella sua stessa prigione, e fargli confessare di non avere nulla a che vedere con l'omicidio di Vargas. Anche se le parole di Tom non potranno essere usate molto facilmente, considerato che fa la sua confessione avviene senza alcun testimone presente, questo nuovo pezzo del puzzle, assieme al fatto che Olivia ed i suoi scoprono che Tom era chilometri e chilometri di distanza dal Presidente eletto il giorni del suo assassinio, è sufficiente per ridare fiducia a Cyrus convincendolo che, dopotutto, potrebbe non marcire in una prigione o, peggio, essere condannato a morte per aver cospirato contro Vargas.

In quanto ad Olivia, che per ragioni sicuramente diverse ha comunque anche lei le mani sporche di sangue per aver ucciso nella quinta stagione Andrew Nichols (a sediate!), tutto il suo discorso citato all'inizio di questa recensione lascia alquanto perplessi, a meno che - ovviamente - non fosse in qualche modo riferito anche a se stessa, perché a questo punto del percorso, sarebbe davvero interessante, per usare le sue stesse parole, vederla pagare il suo debito.

Breve e finale e nota a margine: siamo noi o il personaggio di Fitz fino ad ora è stato completamente sottoutilizzato?

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