Savior, la recensione

Abbiamo recensito per voi Savior, nuovo volume della linea 100% HD di Panini Comics firmato da Todd McFarlane, Brian Holguin e Clayton Crain

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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La piccola cittadina di Damascus, nel Kansas, viene travolta da un evento catastrofico che ne distrugge la tranquillità. Il volo 943, infatti, è precipitato durante il viaggio e ha lasciato dietro di sé una scia di cadaveri e devastazione. Agli occhi dei primi soccorritori giunti sul posto lo scenario è apparso sin da subito drammatico, ma la possibilità di trovare ancora qualche vita da salvare anima il cuore della giornalista Cassie Hale, in città per alcuni incontri programmati con gli studenti del liceo locale. Durante queste prime concitate fasi, una figura maschile completamente nuda emerge dai campi circostanti portando con sé in braccio una bambina che era stata scaraventata fuori dalla fusoliera dell’aereo. La cosa affascinante è che la piccola non ha né un graffio né un livido. Questo uomo senza nome e senza memoria calamiterà tutte le attenzioni della polizia locale e, più in generale, di tutti i mezzi di comunicazione. L’alone di mistero dentro cui è avvolto porterà alla proliferazione di teorie tanto fantasiose quanto pericolose circa l’avvento di un nuovo messia, il segno divino che i fedeli di tutto il mondo tanto attendevano.

Abbandonati scenari a lui più congeniali Todd McFarlane si lancia in un’attenta e profonda analisi sul rapporto sempre più pericoloso tra la i mass-media e la gente, in questa miniserie in otto numeri edita dalla Image Comics, co-scritta con Brian Holguin, che si avvale dello stile pittorico di un grande Clayton Crain. Savior, questo il titolo, giunge in Italia grazie al lavoro di Panini Comics, nella nuova collana della casa editrice modenese: 100% HD.

Chi conosce Todd McFarlane sa quanto l’autore canadese sia da sempre attento e affascinato dal potere dei media. Nell’opera che l’ha consacrato oltre che come disegnatore anche come sceneggiatore, Spawn, ogni albo conteneva delle illustrazioni che raffiguravano tre diversi giornalisti, ognuno dei quali forniva una versione dei fatti differente, deformata secondo la deontologia di ogni singolo anchorman. Questo germe piantato ormai 20 anni fa in quelle pagine sboccia e trova la sua perfetta sublimazione in Savior. Una delle protagoniste, Cassie, è una giornalista, la piccola città di Damascus è completamente invasa da troupe televisive alla ricerca dello scoop, dell’ennesima storia da raccontare. La narrazione, dunque, si avvale dell’utilizzo di dirette televisive, reportage, video in rete e con questo espediente narrativo gli autori vogliono ricreare le stesse condizioni in cui una persona qualunque entrerebbe in contatto con i fatti successi in Kansas. L’enorme influenza dei media, la loro capacità di plasmare l’opinione pubblica, sviarne l’attenzione, creare nuovi (falsi) miti viene posta sotto i riflettori, presentata in tutta la sua grottesca realtà e messa sotto esame. Questa esasperazione dei toni e dei fatti porta alla nascita di sette come quella presente nel libro, La celeste chiesa della divina verità, che non fanno altro che inasprire i toni e genere ulteriore odio.

Ma la caustica critica di McFarlane non si ferma al solo Quarto Potere e si concede l’ennesima pungente stoccata alla figura dell’eroe, così come nata e concepita nella Golden Age del fumetto. Tramite le parole dell’altro protagonista di questa avvincente storia, Malcolm Trent, la figura del supereroe viene smontata, decostruita, sconfessata. La lettura di Superman, la fede incrollabile nella verità, nella giustizia, in un futuro migliore possibile, la fede in Dio hanno caratterizzato l’adolescenza di Malcolm per poi crollare di fronte alla potenza ineluttabile del destino, di fronte ai continui fallimenti, alla sua incapacità di integrarsi in un contesto familiare, sociale e culturale che non sente suo. La scelta dell’ennesimo antieroe, che chiameremo il Messia per facilità, segue il solco già tracciato per delineare la figura di Al Simmons, un personaggio che ribalta la tradizione e ci offre una nuova visione distorta del superuomo. Il Messia non sa chi è, non conosce i suoi poteri, viene visto come un salvatore ma potrebbe essere stato la causa della morte dei passeggeri dell’aereo, e ogni volta che cerca di inserirsi in un contesto nuovo porta con sé morte e distruzione.

La narrazione scorre densa di contenuti, diluita perfettamente in questi otto capitoli che non presentano cali di tensione. Non ci sono scene d’azione, né scontri tra eroi in calzamaglia eppure il lettore sarà coinvolto nella lettura, resterà incollato a queste pagine per seguire le vicende. La narrazione è corale, ci viene presentata attraverso gli occhi e i pensieri dei vari personaggi e anche, come dicevamo prima, attraverso l’espediente televisivo. Saremo portati a sviluppare un nostro pensiero sulla vicenda, a riflettere sul grande peso che pensieri e parole disseminati in rete possono nascondere, proveremo una immediata empatia per personaggi che McFarlane e Holguin riescono a caratterizzare alla perfezione. La carica emotiva che accompagna ognuno di loro esplode pagina dopo pagina e, grazie alla giusta dose di mistero che pervade questa storia, divoreremo questo volume per scoprire la verità che si cela dietro il Messia.

Il lavoro di Crain al tavolo da disegno è di assoluto valore. Le sue tavole sono dinamiche, dense di espressività, dotate di un taglio cinematografico che rende vivo e appassionante lo storytelling sebbene lo scorrere degli eventi sia lento e cadenzato. Il suo tratto realistico sublima in maniera adeguata la vicenda, riportando a una dimensione più umana e terrena la vicenda, facendoci rivivere scene che troppo spesso troviamo tra i canali delle nostre reti televisive. La tavola dunque è libera da ogni griglia rigida, alterna pagine dense di vignette ad altre con immagini a tutta pagina, in un gioco di inquadrature e primi piani riuscito e funzionale allo sviluppo della trama.

In conclusione Savior è una lettura consigliata, che deve essere approcciata con il giusto spirito revisionistico che da sempre accompagna l’opera del papà di Spawn. Durante questi otto capitoli ritroveremo molti luoghi comuni, figure e dibattiti che troppo spesso ritroviamo nel nostro quotidiano. “È la stampa, bellezza”, direbbe qualcuno. “È Todd McFarlane, bellezza” possiamo affermare noi, al pieno della sua maturità, dall’alto della sua critica e lucida visione del mondo.

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