Savage Dragon vol. 1: Battesimo del fuoco, la recensione

Una mediocre veste editoriale penalizza il rilancio italiano di Savage Dragon, le cui storie originali hanno mantenuto intatto il loro fascino

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Tra le serie concepite dai fondatori della Image Comics, Savage Dragon è l’unica rimasta sempre nelle mani del suo creatore, Erik Larsen. In Italia, il titolo è stato mortificato da una vita editoriale travagliata, nel corso della quale ha spesso cambiato casa. Editoriale Cosmo ha ora deciso di dare lo spazio che merita a questo fumetto, presentando in volumi brossurati l’intero corpus narrativo, tra inediti e storie classiche.

Torniamo a quel 1992 in cui abbiamo trovato il corpo inerme di Dragon steso tra le fiamme scaturite da un’esplosione. Chicago è stata invasa dai criminali pronti a razziarne le strade, e al dipartimento di polizia locale servirebbe proprio un agente come il Nostro: un evento drammatico farà scattare la scintilla che lo spingerà ad abbracciare la vita da eroe, tra la diffidenza dei più.

Se Spawn rappresentava l’anima dannata del neonato terzo polo del Fumetto americano, la testata di Savage Dragon è nata con un'impostazione più classica, genuina nel riproporre schemi tanto cari alla Silver Age dei comics. Al centro della scena c'è un super eroe con super problemi come quelli della Marvel, il che fa sì che il lettore possa subito empatizzare con lui, uno straniero in terra straniera, finendo poi per restare affascinato dalla sua personalità, dalla sua dirompente fisicità e dai metodi risoluti; questi vengono direttamente dagli action movie degli anni ’80, e non è difficile rintracciare nelle battute del protagonista quelle di Sylvester Stallone & Co., immortalate in cazzuti primi piani che vengono esaltati dal dinamicissimo stile di Larsen.

Indubbiamente, risalta la voglia dell'autore di divertirsi realizzando una storia fresca ed emozionante, svincolata da ogni limite dettato dalla continuity o imposizioni dall’alto. Dalle major, insomma. Il tutto scorre piacevolmente, tra rapine e sparatorie in giro per Chicago, con l’adrenalina che pervade ogni pagina in un crescendo di emozioni. Non mancano le invettive nei confronti della politica americana del tempo o le bordate all’atteggiamento di supremazia legato all’uso della violenza istituzionalizzata: vedere Dragon prendere per le palle un poliziotto xenofobo non può che dare una certa soddisfazione.

Nel complesso, divertirsi e parodizzare le serie Marvel e DC Comics è la chiave di lettura di questo fumetto, il quale non disdegna l'utilizzo di scene esplicite, sebbene la violenza sia sempre funzionale allo sviluppo della trama aggiungendo drammaticità al tutto. A distanza di quasi trent’anni, le peculiarità di Savage Dragon superano l’esame del tempo, nonostante non rappresentino più una novità, essendo state assimilate dai colossi editoriali che all'epoca punzecchiava.

Resta superba soprattutto la prova di Larsen al tavolo da disegno: nelle prime battute, il fumettista predilige tavole fitte di vignette e ricche di dettagli; proseguendo, le pagine diventano meno compresse e incorniciano scene dinamiche che gettano il lettore nel cuore dell'azione.

Chi non supera l'esame a pieni voti è Editoriale Cosmo, nonostante la pregevole operazione di recupero, dato che la cura di questo primo volume lascia parecchio a desiderare: oltre all’ormai cronica assenza di redazionali che introducano all'opera e agli autori coinvolti, rileviamo l’assenza di riferimenti alle storie pubblicate e una qualità non ottimale della stampa, cosa che non può che penalizzare l'atteso rilancio nostrano di un pezzo di Storia del Fumetto americano.

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