Sausage Party - Vita Segreta di una Salsiccia, la recensione
Imbrigliato nella gabbia infantile dello sfregio alla morale comune, Sausage Party delle sue idee sembra non saper che fare
Ad un giorno dal 4 Luglio nel grande supermercato in cui si svolge la storia, tutti sognano di essere comprati per accedere al paradiso, invece un “reduce”, un prodotto che viene restituito da un acquirente, torna con racconti terribili. I panini vengono aperti in due, le salsicce bruciate vive, le salse svuotate, le verdure fatte bollire vive e tutto alla fine è maciullato nelle bocche degli dei. Si sparge il panico, parte la rivoluzione.
La necessità di combattere quel che sta per accadere prende forma di notte con il viaggio di alcuni alimenti in tutte le zone del negozio, da quella messicana a quella dei bagel e dell’humus fino ai prodotti per l’igiene e a quelli eterni, senza scadenza, che sanno tutto.
In questo grande conflitto in un’America in miniatura, l’unica forza capace di indicare la via è quella, liberatrice del sesso. Il desiderio e la sua legittima soddisfazione sono le spinte più potenti verso il cambiamento e prenderanno forma in una grandissima orgia omo-etero-pansessuale. Non viene risparmiata chiaramente la religione e i suoi dogmi con cui gli alimenti sono stati ingannati e inquadrati per anni, né mancano le droghe, l’unica maniera per gli umani di vedere le cose come stanno, cioè che gli alimenti parlano e si muovono. In pratica il trionfo degli ideali adolescenziali, del semplicismo delle opposizioni da collettivo del liceo.
Nonostante non dovrebbero esserlo, tutte le decisioni di questo film di Greg Tiernan e Conrad Vernon sembrano degli sfregi più che delle audaci invenzioni intellettuali. Perché dello sfregio hanno il medesimo divertimento, quella gioia dell’accumulo di inattesa perversione a bella posta, ma non possiedono il vero piacere di un punto di vista particolare e inedito.