Santa Clarita Diet (prima stagione): la recensione

Santa Clarita Diet, la serie con Drew Barrymore, sta per arrivare su Netflix: diamo uno sguardo in anteprima a questa divertente comedy

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Ciò che si può dire di Santa Clarita Diet in prima battuta è che se John Waters, soprattutto quello di La signora ammazzatutti, avesse mai curato una serie tv, probabilmente il risultato sarebbe stato qualcosa di simile a questo. Magari la satira sociale sarebbe stata più marcata, gli effetti splatter sarebbero stati ancora più disgustosi, ma la serie  di Victor Fresco ha qualcosa che la riporta a quel genere di scrittura, con una spruzzata di iZombie, la serie che ai più verrà in mente per associazione. Per il resto la serie che sarà disponibile su Netflix dal prossimo 3 febbraio, e di cui ci è stata messa a disposizione la visione della prima stagione in anteprima, funziona e diverte, non chiedendo a se stessa nulla di più di ciò che può ottenere.

Nella cittadina che dà il titolo alla serie la felice coppia formata dagli agenti immobiliari Sheila (Drew Barrymore) e Joel (Timothy Olyphant) si trova nei guai quando la donna assume improvvisamente le caratteristiche basilari di uno zombie. Dopo un momento di iniziale sconcerto che vede coinvolta anche Abby, la figlia dei due, iniziano i primi compromessi con la situazione e la necessità di controllare gli istinti della non-morta procurandosi dei cadaveri freschi. Tutto questo dà il via ad una serie di situazioni a catena che devono essere tenute a bada mentre la coppia cerca un modo per sistemare la situazione e tornare alla normalità.

Bisogna dire che l'impatto con la serie non è dei migliori. In un contesto normale l'assurdità dei comportamenti di Sheila avrebbe avuto un altro impatto, ma fin da subito veniamo catapultati in un contesto tipico da comedy, con i suoi personaggi esagerati, generalmente immaturi, e la sua scrittura sopra le righe. Questo, unito al fatto che tutta la premessa viene presentata nei primi 15 minuti senza praticamente alcuna preparazione, può stordirci.

Santa Clarita Diet in realtà cresce in poco tempo. Infatti, già la prima scena del secondo episodio gioca molto meglio con il clima surreale, ci abituiamo in fretta all'idea di trattare omicidi, sventramenti, cannibalismo e quant'altro con relativa leggerezza e continue battute. Una volta impostata la trama di base poi, la serie non trova mai un punto fermo. La trama orizzontale è sorprendentemente importante, vengono introdotti nuovi elementi di rischio e pericoli per la coppia che non deve farsi scoprire, e la breve durata degli episodi fa il resto.

Lo splatter fa a poco a poco un passo indietro (la scena più disgustosa della serie di vede nei primi dieci minuti), ma nel frattempo i personaggi hanno imparato a tenere bene le redini della storia. A Drew Barrymore necessariamente si chiede qualcosa di più, e lei si mette bene in gioco anche fisicamente come aveva già fatto molte altre volte nel corso della sua carriera, mentre l'anima comica della situazione, soprattutto per quanto riguarda la scrittura, risiede soprattutto nell'esasperazione continua del Joel di Olyphant (Deadwood, Justified), trascinato in una situazione grottesca alla quale cerca di adattarsi facendo spallucce. Più seriosa e meno interessante, percepita quasi come obbligatoria, la sottotrama di Abby e il suo rapporto con un ragazzo che abita nel vicinato.

Sullo sfondo, come un'eco necessaria e, tanto per tornare al principio, molto "watersiana", una velata critica sociale ai conformismi borghesi, quindi l'invito a liberarsi delle proprie catene e a lasciarsi andare agli istinti più naturali. Santa Clarita Diet trova quindi una sua dimensione leggera e piacevole nella quale, a meno di avere una bassa tolleranza a sangue e vomito, si riesce a entrare facilmente: un "gustoso passatempo".

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