Sansone, la recensione

Un ponte tra America e Cina ha preso la spirale di decisioni, budget e commissioni più sbagliata e adesso Sansone sembra realizzato nel 1992

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Sansone, il film su Netflix dal 6 maggio

Da dove viene questo nuovo film su Sansone?

Perché è su Netflix?

Il personaggio più volte trasposto in serie animate e anche film dal vero (+ CGI) è adesso vittima di un ennesimo adattamento co-prodotto con una società cinese, la One Cool Entertainment, che sembra avere avuto la meglio nel processo creativo. Nominalmente film americano, formalmente canadese nella creatività, praticamente è un’operazione di bassa lega con un occhio alla Cina per tematiche e mancanza d’impegno. C’è davvero da chiedersi che budget richieda, nel 2022, una simile animazione che non fa invidia ai peggiori cartoni in computer grafica degli anni ‘90, quando potenza di calcolo e software di cell shading erano indietro anni luce rispetto ad oggi.

Del resto la forma inaccettabile fa scopa con una scrittura a dir poco approssimativa che come al solito mette l’alano in condizione di distruggere e creare problemi alla propria famiglia, anche e soprattutto in occasioni ufficiali, gare e addestramenti utili a renderlo più docile e gestibile. La dinamica comica del personaggio, fin dai fumetti, del resto è quella, ma ciò che questo film aggiunge è una specie di etica americana del vincente e del perdente caricata al massimo, resa obiettivo di vita, allargata fino ad essere imperativo interiorizzato da chiunque. E non è difficile intravedere tra le pieghe anche temi più cari al mondo cinese, come il terrore di non emergere, l’estrema competitività di cui è permeata la società e la tragedia di affogare nella massa.

L’ironia nei confronti dell’ossessione per il denaro del capofamiglia è così poco divertente che c’è seriamente il caso che non si tratti di ironia ma il film sia serio. Del resto chi può dirlo? Quando la produzione di un lungometraggio si apre con quei titoli di testa che sarebbero inaccettabili già in una serie e concepisce scene e sequenze ben al di là delle proprie potenzialità tecniche senza la minima vergogna di non essere all’altezza dei più sciatti prodotti televisivi in computer grafica, quanto mai può peggiorare il tutto il fatto di avere personaggi che senza ironia e senza alcuna forma di condanna sono seriamente interessati al denaro come forma di nobilitazione di una vita e obiettivo primario?
Una masterclass nel concetto di “la forma è la sostanza”.

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