SanPa: luci e tenebre di San Patrignano, la recensione
Lavorando a strati SanPa consente di trovare sotto lo strato della storia di San Patrignano quello dell'Italia di quegli anni e dei mutamenti indotti dai media
Non era scontato per niente che la storia dei primi turbolenti 15 anni della comunità di San Patrignano potesse diventare una docuserie, né era scontato che potesse diventarlo in questa maniera, cioè con questa forma e questo genere, quello inaugurato da Making of a Murder e portato a perfezione da Wild Wild Country (docuserie da cui questa prende molto, e fa bene), in cui la realtà è romanzata ma dalle sue stesse immagini.
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Tuttavia rispetto alla storia della comunità di Osho e di quando conquistò un pezzo di Stati Uniti, quella di SanPa non è una storia più complessa in sé ma più complessa da raccontare. La sua stessa esistenza per tantissimi anni è sembrata funzionale alla possibilità per ognuno di affermare la propria adesione a certe idee (il buon padre di famiglia, gli schiaffoni dati con amore e i rimedi drastici vecchio stampo) o la propria condanna di altre (la giustizia privata, agire al di fuori dallo stato), SanPa cerca di dimenticare tutto questo. Lo racconta, cioè racconta la divisione che portò, ma cerca di dimenticare che è facile prendere una posizione pro o contro. Cerca di amare Muccioli, di intenerirsi nel rapporto con tossici ed ex tossici, e al tempo stesso cerca di spaventarsi più che può di fronte a certe conseguenze, e mostra cadaveri lividi per bene, perché tutti si spaventino, non esita a insistere sulle figure più condannabili (girando il coltello nella piaga anche in modi più dubbi, con uno psicologo che seguì tutto che dà la sua spiegazione).
Senza considerare poi la maniera in cui Muccioli stesso incarna il passaggio da un’imprenditoria lontana dai media, all’esigenza moderna di saper comparire davanti alle videocamere e relazionarsi ai media. E tutte le 5 puntate mostrano proprio il cambio di atteggiamenti in video, come l’esposizione mediatica trasformi le persone. Un racconto che può essere fatto davvero soltanto con il video.
SanPa, per ovvie ragioni, si nutre della figura mediatica di Muccioli (perché quello è il materiale che usa) e spesso lo indaga proprio in quel senso lì: la sua voce, il suo corpo, i toni, i discorsi e i sorrisi. Aiutati da Red Ronnie (che molto seguì Muccioli) e dal suo materiale, vediamo la maniera in cui un uomo evidentemente di altri tempi viene travolto dal peso della propria immagine rappresentata. E anche questo è un pezzo del racconto del paese.
Sarebbe stato complicato fare degli eventi di San Patrignano la metafora del paese di quegli anni (tra anni ‘80, tangentopoli e seconda repubblica degli anni ‘90, con la televisione a dominare il discorso), procedendo in questo modo invece, limitando la maniera in cui gli schieramente individuali oscurano la materia raccontata, puntando sulla rappresentazione di Muccioli e lavorando su alcuni volti e un po’ di sacrosanta suspense, sembra che per questa docuserie sia semplicissimo.