Sandokan vol. 3: I pirati della Malesia e altre storie, la recensione
Abbiamo recensito per voi l'affascinante terzo volume dedicato a Sandokan da Star Comics
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Una prima versione dell’opera originale uscì a puntate con il titolo di La Vergine della Pagoda d’Oriente su La Gazzetta di Treviso nel 1891, per poi essere ribattezzata L’amore di un selvaggio da La Provincia di Vicenza nel 1894. La stesura definitiva risale invece al 1902: comprensiva di sei nuovi capitoli, la si deve all’editore genovese Donath.
È l’amore che porta Sandokan a correre in aiuto di Tremal-Naik - che neppure conosce - e a rischiare la propria vita sfidando il suo mortale nemico James Brooke nel piccolo regno da lui usurpato, Sarawak, dov’è detenuto il Cacciatore di Serpenti; in lui la Tigre della Malesia rivede se stesso, e con lui condivide la medesima sorte: essere legato a una donna bianca che corrisponde il suo affetto ma che forze avverse gli negano. La sua Marianna è stata falciata da un’epidemia di colera, la loro felicità è persa per sempre, ma Tremal-Naik e Ada, che assomiglia tanto alla cugina, non andranno incontro a un destino simile. Sandokan non ha la benché minima titubanza al riguardo.
Il non semplice obiettivo di trasporre tutto ciò in poco meno di un centinaio di tavole viene adempiuto alla perfezione dalla bravura risaputa di Luca Blengino, coadiuvato ai testi da David Goy; la loro sceneggiatura fedele ma moderna, affiancata dal tratto guizzante e particolarmente espressivo di Michael Malatini, coglie nel segno e assolve il compito che aveva lo scritto originario: far sognare il pubblico.
Il risultato egregio espresso nella storia principale si ripete in quelle brevi che espandono l’immaginario salgariano e completano il prezioso albo. Con Il dito del demone, Alessandro Di Virgilio ed Emanuele Gizzi scavano nell’odio impenetrabile che Lord Brooke prova nei confronti di Sandokan, fornendo un’efficace quanto dolorosa spiegazione.
Ne Gli inganni del mare di Giava, invece, Daniele Brolli e Marco Renna pennellano un tragico e toccante frammento del variegato mondo creato da Salgari, esaltandone il lato primitivo, feroce e straziante.