[San Sebastián] The Sessions, la recensione
Una grande sceneggiatura e due attori straordinari, per un film divertente e commuovente, non a caso premiato al Sundance...
Ed effettivamente è così che accade per The Sessions, ma per fortuna le lacrime di commozione finali non sono tutto e, soprattutto, non sono ricattatorie come purtroppo capita spesso quando ci sono protagonisti affetti da qualche tipo di disabilità. Ci si affeziona davvero alla storia (vera) di Mark O’Brien, giornalista e scrittore costretto a vivere buona parte della giornata in una sorta di incubatore che ad un certo punto della propria vita si rende conto che l’essere ancora vergine è un peso insopportabile con cui convivere. Del resto se la poliomelite lo ha reso incapace di muoversi indipendentemente, non per questo ha reso insensibili i suoi muscoli ad altri tipi di sollecitazioni. E così, dopo aver consultato un prete (nel film interpretato da uno straordinario William H. Macy) , Mark decide di rivolgersi ad una terapista del sesso specializzata nei rapporti con disabili. Inizia così il ciclo di sei sessioni che lo dovrebbero portare ad avere un rapporto sessuale normale con una donna. I loro incontri dovrebbero essere solo un discorso fisico-terapeutico, ma ben presto si trasformano in qualcosa di più...
The Sessions (che ha vinto il Sundance e che è stato presentato al Festival di San Sebastian dove, per l’appunto, abbiamo incontrato Lewin) è un piccolo gioiello di cinema, ricco di battute e di positive riflessioni sulla vita e le sue gioie, uno di quei film che ti fanno uscire dal cinema con la voglia di godersi ogni più piccolo attimo della propria esistenza. John Hawkes nella parte di Mark ed Helen Hunt (che, quasi cinquantenne, non si fa problemi ad apparire integralmente nuda, e anzi è molto affascinante come al solito) sfoderano due straordinarie interpretazioni che sicuramente saranno prese in considerazione ai prossimi Oscar.
Dopo Quasi Amici, un altro film ci parla di come si possano raccontare storie apparentemente tristi con il sorriso sulle labbra. Difficile parlare di un nuovo trend, per ora accontentiamoci di parlare in termini di “bei film”. Basta e avanza.