San Andreas, la recensione

Arriva il catastrofico San Andreas di Brad Peyton con The Rock, Carla Cugino e Alexandra Daddario. The Rock sfida un terremoto che attacca San Francisco

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"2012 sarà il mio ultimo catastrofico". Così disse il maestro dell'epica moderna Roland Emmerich (Indipendence Day, L'Alba del Giorno Dopo) durante la promozione di quel kolossal del 2009 in cui la terra di divideva secondo un'antica profezia Maya e le élite potevano sopravvivere al cataclisma pagandosi un biglietto di solaandata verso la salvezza (tema assai ricorrente oggi da Elysium a Kingsman: Sercret Service).

Una volta che il tedesco hollywoodiano Emmerich, considerato l'Irwin Allen moderno (ci riferiamo al mitico coregista de L’Avventura del Poseidon e al produttore de L’Inferno di Cristallo pietre miliari del disaster movie rispettivamente del 1972 e 1974), esce di scena... chi è che prende il suo posto? Dal fondo della classe una giovane mano si alza con forza. È quella di Brad Peyton, giovane regista canadese (36 anni) stimato da Tom Hanks con curriculum non sfavillante (Cani & Gatti - La Vendetta di Kitty nel 2010 e l'adorabile Viaggio nell'Isola Misteriosa nel 2012) ma ambizione bruciante.

E quindi eccoci qui: San Andreas è il nuovo catastrofico post-Emmerich molto distante dal senso di divertimento distruttivo del tedesco (quando studiava cinema in Germania era preso in giro dai compagni di classe perché preferiva Steven Spielberg a Wim Wenders) fissato con l'attaccare fisicamente la Casa Bianca (lo fa in tre film: Indipendence Day, 2012 e Sotto assedio - White House Down). È tutto più cupo, scuro e terrigno in San Andreas rispetto ai colori pastellosi di 2012.

Ray (Dwayne "The Rock" Johnson) è un elicotterista soccorritore che quando il terremoto arriva con violenza devastante deve provare a rimettere a posto i cocci dell'umanità e della sua famiglia sconquassata (ha qualche problemino con moglie separata e figlia in procinto di andare al college).

Quello che colpisce molto di questo blockbuster da 100 milioni di dollari di budget, che dovrà provare la capacità di Peyton nel fare il salto di qualità dalle sue produzioni precedenti, è il rapporto di forza tra il muscle man The Rock e una furia distruttrice geologica contro cui i suoi muscoli possono francamente poco.

Quindi il film non è tanto The Rock vs. Il Terremoto quanto piuttosto The Rock vs. The Rock nel senso che l'ex wrestler californiano, abile nelle commedie e meraviglioso sparring partner degli ultimi Fast & Furious nel ruolo del maturo amico esterno di Diesel & Co, qui è più alle prese con i demoni interiori del suo Ray piuttosto che con tsunami che colpiscono San Francisco contro cui... nemmeno lui può fare molto.
Lo affiancano due attrici di grande personalità che perfettamente si adattano al suo carisma naturale: Carla Cugino (la moglie quasi divorziata di Ray Emma: ha lei la battuta più bella e liberatoria del film) e Alexandra Daddario (la figlia della coppia Blake).

Peyton sembra meno eccitato di Emmerich dalla distruzione della nostra civiltà ed il suo film è più patriottico alla Indipendence Day (nonostante sia canadese) che cattivello alla 2012 (spiegheremo nel Bad Movie del weekend perché).

Vi chiederete: l'effettistica? Il fotogramma è infarcito di oggetti e corpi (ecco perché il superomismo di The Rock è in secondo piano) e rispetto a San Andreas il molto lodato The Impossible sembra un film con due camere e cucina (ma Bayona aveva un terzo del budget di Peyton per il suo tsunami movie del 2012). Nonostante una palette di colori che vira dal marrone al marrone scuro... il 3d non dà fastidio. E questo è abbastanza impressionante.

È un film che potrebbe dividere molto: chi forse avrebbe voluto The Rock più forte e chi amerà The Rock così fragile. A noi San Andreas convince per la sua messa in scena piena di energia e per una famiglia middle class (Ray + Emma + Blake) piena di problemi naturali che abbiamo sentita più vera, sincera e coraggiosa rispetto a miliardari dal codice morale realmente catastrofico.
Il film racconta anche questo. È un trionfo dell'etica middle-class.

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