Samurai Jack vol. 2, la recensione

Nel secondo volume di Samurai Jack, il guerriero giapponese ritrova una sua vecchia conoscenza

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Alla fine del primo volume di Samurai Jack, avevamo lasciato il guerriero giapponese alle prese con il suo peregrinare, nel disperato tentativo di tornare nella sua epoca. Il filo dorato che pensava gli avrebbe permesso di viaggiare indietro nel tempo non è servito allo scopo, com'era facile prevedere considerando l'impossibilità di cambiare lo status quo della serie.

Effettivamente, un'avventura di cinque episodi alzava le aspettative del lettore ed era legittimo aspettarsi qualcosa di più elaborato e più rilevante ai fini della macro-trama, cosa che non avevamo riscontrato nel primo ciclo di storie a fumetti. Risulta quindi più soddisfacente la formula di questo secondo volume, in cui sono state raccolte quattro diverse storie brevi che portano Jack a confrontarsi ogni volta con un differente avversario, rinunciando a un filo conduttore e ricalcando la struttura autoconclusiva delle prime stagioni della serie animata.

Samurai Jack e la Maledizione dello Scozzese riporta in scena il corpulento combattente delle Highlands, anche se il suo aspetto è drasticamente diverso: per fermare il suo atteggiamento molesto in preda all'alcool, un gruppo di leprecauni l'ha trasformato in una ragazza, spingendolo a chiedere l'aiuto di Jack per infrangere la maledizione. Si tratta dell'unico racconto in due parti del brossurato, una lunghezza leggermente eccessiva per gli effettivi contenuti della trama, nonostante un paio di piacevoli colpi di scena e il gradito ritorno di uno dei comprimari più amati della serie televisiva.

Samurai Jack e le Caverne dell'Orrore Cristallino è stata interamente realizzata da Andy Suriano, copertinista del fumetto, qui nelle vesti di autore unico. Il protagonista è costretto ad affrontare una versione malvagia di se stesso, una sorta di "Bizarro Jack", ma purtroppo il combattimento non brilla né per la sceneggiatura né per le tavole, disegnate con un tratto grezzo, più sopportabile nelle illustrazioni ma meno efficace quando si tratta di dover creare una sequenza dinamica e narrativa.

Samurai Jack e il Vortice Maligno è l'episodio più riuscito del volume, e di questo va reso onore soprattutto a Ethen Beavers, artista che riesce a fornire la miglior interpretazione cartacea del samurai grazie al suo stile cartoonesco pulito ed espressivo, caratterizzato da linee sottili e cura per i dettagli. La vicenda è lineare e vede il protagonista alle prese con un macchinario in grado di modificare la forza di gravità. Come molti episodi della serie animata, però, a una trama esile corrisponde un divertimento nel giocare con il medium, con virtuosismi grafici che rimescolano le vignette e trovano intriganti strutture della tavola funzionali alle sequenze d'azione.

Chiude il volume Samurai Jack e lo Scontro Cerebrale, storia nella quale Aku si introduce nella mente di Jack per cercare di cancellare i suoi ricordi legati alla formazione e all'allenamento. L'idea è intrigante e avrebbe potuto essere sviluppata meglio, ma purtroppo si adagia su un finale eccessivamente retorico, volto a umiliare grossolanamente il villain, seppur in occasione di uno dei suoi piani più validi.

Considerando il crescendo qualitativo della serie, siamo curiosi di vedere le successive avventure a fumetti di Jack, un buon modo per sopperire alla crisi d'astinenza che ha assalito i fan dopo la definitiva conclusione del cartone animato. Mancano all'appello altri due volumi della serie regolare, oltre alla miniserie Quantum Jack, iniziata l'estate scorsa in patria, che ci auguriamo Panini Comics porti sugli scaffali italiani nei prossimi mesi.

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