Salyut-7, la recensione

La nostra recensione di Salyut-7, film diretto da Klim Shipenko presentato al Trieste + Science Fiction Festival

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Il film è stato presentato al Trieste Science + Fiction Film Festival 2017

Il pubblico cinematografico è abituato prevalentemente al racconto delle missioni spaziali proposto seguendo lo sguardo della NASA e degli americani. Salyut-7 regala ora una prospettiva diversa, quella russa, proponendo una storia rimaneggiata dell'impresa compiuta per riparare la stazione spaziale che dà il titolo al lungometraggio.

Gli eventi sono ambientati a metà degli anni Ottanta quando la Salyut-7 sta orbitando, senza equipaggio, intorno alla Terra e, improvvisamente, smette di rispondere ai segnali inviati dal centro di controllo; se dovesse cadere potrebbe causare la morte di molte persone, oltre a rovinare l'immagine della nazione e dell'industria spaziale sovietica. Due cosmonauti, nonostante nessuno abbia mai cercato di attraccare una stazione spaziale fuori controllo, cercano di raggiungerla e scoprire la causa del guasto, mettendo a rischio la propria vita.

La missione ha rappresentato una delle pagine più drammatiche ed emozionanti del racconto della corsa verso lo spazio e il regista Klim Shipenko, in collaborazione con il suo team di autori, ha attinto molte informazioni utili a ricostruire degli eventi realistici dal diario pubblicato da Viktor Savinykh, uno degli astronauti coinvolti realmente in quanto accaduto, in cui si ricorda il contributo di tutte le persone coinvolte, anche a Terra.
Le modifiche compiute sui fatti storici aumentano la spettacolarità dei vari passaggi della storia che mettono in evidenza l'ottimo livello tecnico raggiunto dal progetto in cui non mancano momenti in cui i protagonisti si muovono in assenza di gravità o escursioni all'esterno della stazione spaziale. Le interpretazioni del cast sono inoltre convincenti e i momenti più drammatici non risultano mai sopra le righe grazie alla regia attenta che dà spazio agli sguardi e ai silenzi evitando di inserire dialoghi a effetto o reazioni volutamente esagerate. Gli ostacoli affrontati da chi si trova nello spazio e i problemi vissuti invece da chi è sulla Terra, alla ricerca di soluzioni o in attesa di conoscere il destino dei due astronauti, sono equilibrati dalla spettacolarità delle sequenze a bordo della Salyut-7 e la sceneggiatura, seppur dall'esito prevedibile, riesce a mantenere alta la tensione fino ai minuti finali.
Gli effetti visivi curati dall'Algous Studio possono poi senza problemi reggere il confronto con quelli dei blockbuster hollywoodiani come Gravity e Apollo 13.

Il progetto firmato da Shipenko ha tuttavia due difetti piuttosto evidenti: il primo è legato all'importanza data alla propaganda politica, con dialoghi ad esempio forzati tra moglie e marito, il secondo alla scelta di drammatizzare la trama allontanandosi dai fatti realmente accaduti, rendendo le persone coinvolte certamente eroiche ma al tempo stesso apparentemente incapaci in un primo momento di risolvere i problemi e le situazioni che devono affrontare. Le immagini incredibili delle sequenze ambientate nello spazio riescono tuttavia a mettere in secondo piano i punti stridenti della trama, regalando una spettacolare avventura che soddisfa non solo gli amanti del genere sci-fi.

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