Salt and Sanctuary, la recensione

Quando Castlevania incontra Dark Souls: la recensione di Salt and Sanctuary

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Per scovare le origini di Salt and Sanctuary, ben prima di citare Dark Souls, sarebbe necessario scavare nel passato di Ska Studios: minuscolo team di sviluppo con sede a Washington, che conta all’attivo una coppia di designer e uno sparuto gruppo di collaboratori saltuari. The Dishwasher: Dead Samurai, e relativo seguito, permisero al duo una progressiva esplorazione dei confini e contorni del genere dei picchiaduro a scorrimento, contenendo, in quantità molto più elevate beninteso, uno degli ingredienti che rendono così affascinante l’ultima fatica dello studio: l’esasperazione della violenza.

Le premesse narrative, pur spiegando poco e anticipando ancor meno, ci proiettano in un regno morente, devastato da una guerra centenaria e irrimediabilmente sfigurato dai crimini commessi da entrambi gli schieramenti. Villaggi ormai abbandonati sono tane ideali per mostruosità di ogni tipo, incantesimi e trappole piazzate da tempo sono pronte a sortire ulteriori vittime, pattuglie di arcieri e soldati non vedono l’ora di imbattersi in indifesi viandanti da depredare e assassinare brutalmente. Solo un matrimonio politico può interrompere il folle olocausto, nella speranza che ciò basti per garantire una pace duratura, per quanto forse tardiva e ormai inutile ai fini della sopravvivenza dell’umanità. Nei panni di un taciturno eroe, dovrete ritrovare la principessa, nonché futura sposa, in grado di riportare ordine nel mondo, sfidando chiunque vi si pari di fronte e confidando solo nei poteri salvifici e miracolosi del sale, elemento accostabile alle Anime di Dark Souls e agli Echi di Sangue di Bloodborne.

[caption id="attachment_152983" align="aligncenter" width="508"]Salt And Sanctuary screenshot 1 Morire significa perdere la quantità di sale raccolta fino a quel momento. Basta tornare sui propri passi però per recuperarla, a patto di riuscire a battere lo stesso nemico che vi ha precedentemente ucciso.[/caption]

Per quanto lo stile narrativo di Hidetaka Miyazaki abbia fatto scuola, per quanto concerne la trama le vere origini vanno ricercate nella saga di The Dishwasher. Così come il Lavapiatti e sua sorella vivevano in un mondo cruento e spietato di cui si sapeva ben poco, Salt and Sanctuary ripropone la medesima attrazione per l’ignoto, svelando solo parzialmente e lentamente gli equilibri che regolano il regno dalle tinte estremamente oscure che vi ritroverete ad esplorare. I pochi personaggi con cui potrete intrattenere brevi dialoghi, le iscrizioni in cui vi imbatterete di tanto in tanto, le indicazioni rivenute all’interno dei santuari che raggiungerete tra innumerevoli difficoltà, non faranno altro che inspessire il mistero, introducendo di volta in volta luoghi ignoti, accennando a guerre passate, citando altri eroi e leggende viventi che prima della vostra ordalia hanno già inutilmente tentato di rimettere le cose a posto. Il risultato è un universo finzionale vibrante, ben sorretto da un art design azzeccato, per quanto non ricercatissimo e debitore in termini di asset a The Dishwasher, che trova il suo collante nella sacralità di alcune religioni che influenzeranno le statistiche dell’avatar.

"il cuore pulsante della produzione restano i combattimenti"

Creare il proprio eroe tramite l’editor dedicato è questione di pochi minuti e, nonostante si possa decidere sin dall’inizio la classe d’appartenenza, tale scelta non pregiudica più di tanto parametri e abilità che il nostro potrà apprendere lungo il cammino. I tanti santuari sparsi per la gigantesca mappa non fungono solo da checkpoint: sono il punto di riferimento per la gestione del personaggio. Sacrificando il sale raccolto dall’uccisione di ogni creatura potrete potenziare l’equipaggiamento, non prima di aver richiamato fabbri e altri artigiani recuperando particolari manufatti, e accedere all’intricatissimo skill tree. Tra forza, stamina e poteri magici, non mancano nemmeno abilità speciali, come il doppio salto, che progressivamente vi permetteranno di esplorare zone prima inaccessibili. Da questo punto di vista, Salt and Sanctuary è un metroidvania in tutto e per tutto. Non lesinando su piccole sezioni platform, ogni ambientazione è ricchissima di stanze segrete, tesori da scovare, boss facoltativi che metteranno ulteriormente alla prova la vostra abilità con i pad. Sì, perché il cuore pulsante della produzione restano i combattimenti che, al contrario di quanto accadeva nei due Dishwasher, barattano la rapidità d’esecuzione con la tecnica.

[caption id="attachment_152985" align="aligncenter" width="508"]Salt And Sanctuary screenshot 2 Le classi disponibili sono in tutto otto (Cavaliere, Mago, Paladino, Ladro, Cuoco, Chierico, Mendicante e Cacciatore) e ognuna garantisce un diverso approccio alla battaglia.[/caption]

La già citata stamina non ammette né permette improvvisazioni, colpi di testa, attacchi sfrontati. Ogni fendente, salto, parata o schivata determinerà un sensibile abbassamento della barra che decreta la resistenza del personaggio, rendendo obbligatorio un preliminare studio dell’avversario prima di gettarsi alla carica. Studiarne i pattern offensivi è imprescindibile, scegliere con tempismo il momento del contrattacco è fondamentale, scegliere coerentemente la strategia da adottare fa tutta la differenza del mondo. Il combat system, tra numerose armi bianche e magie di ogni tipo, è profondissimo e si adatta a qualsiasi stile di combattimento, rivelandosi un’ottima traduzione in due dimensioni di quelli visti all’opera in Bloodborne e nei vari Dark Souls.

A distinguere l’offerta di Ska Studios da quelle di Miyazaki, tuttavia, ci pensa un livello di difficoltà più abbordabile. Serve naturalmente molto impegno e i game over si sprecano, sia chiaro, ma è relativamente semplice salire di livello e ottenere pozioni curative, anche senza dedicarsi direttamente ed esaustivamente al farming. Ne giova il ritmo, naturalmente, così come l’accessibilità, senza che ciò intacchi più del dovuto la longevità, visto che la quest principale (senza contare la tentazione del New Game +) è in grado di garantire tranquillamente oltre venti ore di intrattenimento.

[caption id="attachment_152986" align="aligncenter" width="508"]Salt And Sanctuary screenshot 3 L’unico vero difetto del gioco è la terribile traduzione nella nostra lingua che, oltre a rendere incomprensibili i dialoghi, rende impossibile capire quali siano gli effetti degli oggetti custoditi nell’inventario. Per giocare in un idioma comprensibile, sarete costretti a settare l’inglese nelle impostazioni della console.[/caption]

Arduo trovare qualcosa che non funzioni in Salt and Sanctuary, soprattutto alla luce di un livello di difficoltà sicuramente più equilibrato rispetto alla maggior parte dei Souls-like che tanto spopolano ultimamente. Se il gameplay ammalia grazie all’equilibrio perfetto tra combattimenti altamente strategici e fasi esplorative, trama e art design arricchiscono ulteriormente questo action-RPG caldamente consigliato a chiunque. Del resto, già ai tempi di The Dishwasher: Vampire Smile, Ska Studios diede prova di saperci fare. Questa volta tuttavia, il duo di sviluppatori si è certamente superato.

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