Saint Young Man 1, la recensione

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

Una boccata d'aria fresca. Questo è la prima sensazione leggendo Saint Young Man 1. Il primo volume della serie di Hikaru Nakamura che è già un cult in Giappone (uscito sette anni fa su magazine per Kodansha, raccolto in tankobon nel  2012, sono stati tratti anche un film d'animazione e due OVA), è spassoso e raffinato, nella sceneggiatura come nel disegno, una gran bella alternativa nel panorama fumettistico di oggi.

Immaginatevi Gesù Cristo e Gautama Buddha a condividere un appartamento a Tokyo come una qualunque coppia di amici o coinquilini. Questo è in estrema sintesi la trama ma i suoi due speciali protagonisti non sono scesi dalle sommità del cielo per compiere miracoli o missioni speciali, solo per godersi una meritata vacanza e un giusto riposo dopo le fatiche di millenni.

Nakamura immerge le vite di questi due straordinari personaggi nel quotidiano, fa viver loro la nostra vita, quella di due moderni giovani qualunque che affrontano problemi come la spesa o l'affitto, che sono affascinati dalla tecnologia, i centri commerciali, che si godono una festa o un giro al luna park, sempre attenti a nascondere i loro “superpoteri” che possono diventare imbarazzanti o scomodi quando l'intenzione è confondersi tra gli altri esseri umani.

L'autrice trae spunto con arguzia dall'iconografia e dalle fonti sacre e contrappone con ottimi risultati le due personalità, aggiungendo o caricaturandone sfumature del carattere. Gesù è un blogger esperto, un po' spendaccione, che teme l'acqua e non sa nuotare; Gautama è più parsimonioso, è un promettente mangaka nonché un fan e un lettore di Osamu Tezuka e del suo Buddha, cui lo stesso Nakamura si inspira. Cristo è il più spiritoso e ingenuo, Buddha il più gentile e pragmatico.

Ne scaturisce una felice accoppiata umoristica per un manga disseminato di citazioni sulla vita delle due divinità nonché sugli elementi più disparati degli attuali costumi giapponesi su cui, tramite continui riferimenti, doppi sensi o allusioni, l'autore costruisce una serie di gag e scenette irresistibili. Un meccanismo narrativo che ha richiesto nell'edizione italiana tavole spesso disseminate di asterischi (e purtroppo a volte anche di refusi) per rimandi a note e spiegazioni che potevano essere gestite meglio nel layout finale della pagina e non finire nei recessi del foglio, più difficili da scovare e leggere.

Questi piccoli inconvenienti non guastano tuttavia il piacere di quest'opera che inevitabilmente conquista, perché in Cristo e Buddha rivediamo noi stessi, i nostri guai quotidiani, le nostre piccole fobie o le nostre passioni. Pur se calata nella cultura nipponica, l'inevitabile globalizzazione accorcia le distanze e come i colleghi lettori del Sol Levante sorridiamo davanti ai nostri difetti e alle nostre debolezze, sottolineateci dalle divinità più famose e adorate al mondo e che sappiamo, fedeli e non, più hanno voluto e amato vivere in mezzo a noi.

Anche un manga come questo può essere un veicolo per trasmettere segnali di tolleranza e accoglienza. Il fumetto non è mai volgare e irriverente, anche se si tratta di un seinen è per tutti, la sua leggerezza e la sua garbata acutezza sfiorano cuore e mente di un pubblico che non è necessario distinguere o peggio discriminare per sesso, credo e soprattutto età.

Continua a leggere su BadTaste